Tre “problemi”, comuni a quasi tutti i presunti capolavori: dura troppo, quasi due ore e mezzo (la prima ora potrebbe essere tranquillamente accorciata di parecchio), è di un regista top (Steven Spielberg uguale bel film, per forza), i giudizi lusinghieri e i premi che ne precedono la visione, che alzano le aspettative a livelli stellari, anche se alla Notte degli Oscar è stato uno 0 statuette su 7 candidature.
Fabelmans è un bel film, forse un gran bel film, che accorciato (già detto qual è la parte che si può tagliare) sarebbe ancora più bello, storia di formazione di un ragazzo folgorato dal cinema e appassionato di regia, che grazie alla sua passione affronta cambio di città, problemi dei genitori, problemi coi bulli a scuola eccetera eccetera.
Non lo definiremmo un capolavoro, ma si guarda alla grande ed è chiaro che se fossimo stati costretti a scegliere a chi assegnare l’oscar per il miglior film, tra Fabelmans e l’inspiegabile vincitore “Everything everywhere alla at once”, avremmo scelto Fabelmans. Fermo restando che va bene la pubblicità, ma gli entusiastici giudizi riportati sulla locandina fanno sorridere: “Il film di Spielberg che tutti stavamo aspettando da 45 anni” (tutti tutti? Noi no, con tutto il rispetto), “Una lettera d’amore al cinema” (mah), “L’omaggio di Spielberg alla sua famiglia” (quindi?), “Un capolavoro assoluto” (sì, vabbé).
The fabelmans (2022) – di Steven Spielberg