Una baby sitter un po’ suonata si occupa di un bimbo un po’ suonato.
Per un’ora.
Poi il film, ricordandosi di essere un horror-thriller e rendendosi conto di aver distrutto lo spettatore, nell’ultima mezz’ora butta nel calderone sesso e omicidi, per tentare di salvarsi in corner. Si apprende così che la baby sitter è un po’ più che suonata (ma pure il bimbo non scherza), anche se non si capisce perché dubitino più volte della sua maggiore età. L’attrice che la interpreta dimostra minimo minimo una trentina d’anni. E si vedono tutti.
Comunque sia: l’ultima mezzora si può guardare, ma la prima ora, priva di accadimenti degni di tal nome, è uno scoglio duro da superare.
Spoonful of sugar (2022) – di Mercedes Bryce Morgan