La sensazione è che regista, sceneggiatore e montatore abbiano fatto a botte, proprio come la protagonista del film (Halle Berry), che poi è anche la regista.
E’ la storia di una giovane donna disagiata, alle prese con l’inattesa ricomparsa di un figlio piccolo e il ritorno sul ring, anzi nell’ottagono, visto che si tratta di una lottatrice di MMA, arti marziali miste.
Lei non vuole più lottare, anzi no, cioè anzi sì, vuole lottare, e non si capisce bene a cosa si debba il repentino ripensamento. Il figlio piccolo ricompare poco dopo causa morte del padre, ma non si capisce bene quando e come glielo avevano portato via. Intendiamoci, magari lo spiegano perché vuole tornare a lottare e qual è la storia del figlio, ma capirete bene che di fronte a due ore (d-u-e o-r-e) di durata, abbiamo dovuto guardarlo a puntate questo film. Qualcosa possiamo aver perso per strada.
Proseguiamo. Il compagno ha come intercalare “caXXo”: e “caXXo” di qua, e “caXXo” di là, e “caXXo” di su, e “caXXo” di giù. Viene voglia di prenderlo a schiaffi, se non altro a un certo punto scompare magicamente. Pure il figlio piccolo verrebbe da prenderlo a schiaffi: non parla, non si sa perché (o lo spiegano? Boh, vedi sopra discorso sulla durata), ma è chiaro che parlerà prima che finisca il film. Sorpresona.
Che dire poi del combattimento? Rocky-Stile, botte da orbi e protagonista col volto tumefatto come dopo il frontale con un tir, colpi a tutto braccio di violenza inaudita, difese assenti.
Insomma, bel filmettino.
Bruised-Lottare per vivere (Bruised, 2021) – di Halle Berry