Inizio vagamente interessante (ma già visto), poi la deriva.
Tizia rapita e segregata in casa super tecnologica per fare da cavia a chissà quale esperimento. Già, quale esperimento di preciso? E chi lo sa? Da un certo punto in poi il film se ne dimentica completamente, spostandosi sul rapporto tra la rapita e l’intelligenza artificiale che governa la casa, quando lo scienziato-rapitore è fuori per lavoro.
Non bastasse la love story virtuale, si arriva immancabilmente a sottotitolare su senso della vita, rapporti umani e bla bla bla.
Scena cult quel del furto del paio di occhiali. Lo scienziato è chinato sulla rapita per tagliarle una bistecca, lei gli sfila gli occhiali che lui porta infilati nella scollatura della polo. Manco Arsenio Lupin…
Volendo cavillare ci sarebbero altre due-tre situazioni di cui chiedere conto, ma preferiamo passare oltre e dimenticare senza rimpianti.
Tau (2018) – di Federico D’Alessandro