Uno di quei film infiniti (DUE ORE E VENTOTTO MINUTI) che vorresti fermare a testate (al video), preso dalla disperazione, ma che poi scopri essere un mezzo capolavoro, navigando su internet.
Partiamo dai dati oggettivi, la trama: in una villa parlano, forse scoppia la guerra nucleare, fatto sta che parlano.
Che sia un film altamente culturale lo si capisce già dalla lentezza dei titoli di testa, ma la prima parte, per quanto non leggerina e sempre lenta, è affrontabile: si disserta su senso della vita e schiocchezuole simili (pare di capire). Poco per volta però il film sale, si eleva, diventa ancora più culturale, molto culturale, troppo culturale, attraverso situazioni metaforiche e racconti apparentemente sconclusionati (non solo apparentemente, per noi). All’inizio abbiamo la sensazione che parli anche a noi poco acculturati, col passare dei minuti la voglia di seguirlo se ne va, perché la sensazione è o che si tratti di una gigantesca supercazzola o che parli a se stesso e ai critici illuminati.
In ogni caso 148 minuti di durata sono cattiveria pura verso lo spettatore, qualche che sia il suo grado di comprensione dell’arte.
Sacrificio (Offret, 1986) – di Andrej Tarkovskij