Talmente patinato e scontato da retrocedere dallo status di film a quello di favoletta.
L’allenatore squalificato si riscatterà in una squadra di basket scolastica, vincendo le diffidenze iniziali di genitori e tifosi. Il giocatore che non vuole più giocare tornerà a giocare. Il vice allenatore alcolizzato smetterà di bere. Il giocatore che non gioca mai perché scarso e insicuro non solo giocherà, ma sarà decisivo. L’insegnante all’inizio maldisposta verso l’allenatore si innamorerà di lui. E via di questo passo, una roba insopportabile, tanto che nella partita decisiva viene naturale tifare per gli avversari, nella speranza che almeno qualcosa vada male.
Non fosse per il carisma del coach Gene Hackman, non ci sarebbe motivo di rimanere un’ora e 46 minuti (troppi) davanti allo schermo, anche perché la musichetta e le azioni di gioco abbassano la qualità.
Se non altro abbiamo imparato che Colpo Vincente (titolo italiano) in inglese si dice Hoosiers (titolo originale). Buono a sapersi.
Colpo vincente (Hoosiers, 1986) – di David Anspaugh