Manca giusto la cosa più importante, ovvero un’indagine avvincente (lo è solo in parte) e una soluzione del caso interessante, ma per il resto non è male. Ribaltando la visuale: ben conscio di non avere in mano una sceneggiatura da Oscar, il film punta forte su ambientazione gotica e scenografia sbilenca (letteralmente), una sorta di sfondo naif dipinto a mano.
Un ispettore di polizia, reduce del primo dopoguerra, indaga su un serial killer sadico e creativo.
Purtroppo dopo tre delitti il focus si sposta sulle motivazioni e sull’identità dell’assassino (e pure sui problemi personali dei reduci), senza che lo spettatore abbia la possibilità di tirare a indovinare (sospetti non ce ne sono), quindi diciamolo, si rimane lì fino alla fine perché “Hinterland” col suo sfondo naif cattura, è buio il giusto e ben recitato, e non dura eccessivamente. Ma tensione zero.
Hinterland (2023) – di Stefan Ruzowitzky