Ma soprattutto: ancora?
Ancora un film su uno squalo assassino, oltretutto con un budget che a livello di effetti speciali non permette di andare oltre immagini grossolane ricreate al computer, verosimili come una moneta da tre euro?
La trama: c’è uno squalo che fa il suo lavoro, ammazza delle persone.
La buona notizia: il sangue non manca, il numero di morti è soddisfacente. Ma la buona notizia è già finita, perché sotto il livello dell’acqua lo squalo è anche carino, ma quando emerge non si può vedere, in più il trucchetto per le uccisioni è colorare l’acqua di rosso e muovere la telecamera in maniera frenetica.
Aggiungete attori e musichette da fotoromanzo, dialoghi sconcertanti, situazioni imbarazzanti (un tipo inghiottito mentre si tuffa, un altro tizio attaccato in mezzo metro d’acqua), un piano delirante per far fuori lo squalo (una tipa si fa inseguire, nuotando), che al momento giusto sta lì, immobile, per farsi colpire meglio dalle fucilate. Dai su, non scherziamo.
Che senso ha un ennesimo film di questo tipo, se non hai i mezzi per farmi vedere la gente dilaniata e smembrata, con dovizia di particolari, in primo piano?
Maneater (2022) – di Justin Lee