Drammone di quelli di una volta. Bel film. Anche se…
Tecnicamente è tutto al posto giusto: i volti, le recitazioni, i colori, la colonna sonora, i momenti di tensione. Prova ne sia che per farsi apprezzare non ha bisogno di attori di fama universale, pur potendo contare su un ottimo cast di “ma quello dove l’ho già visto?” e di “ma va? C’è anche lui?”.
Gruppo di malavitosi organizza e procura fratture a gambe e braccia, per spartirsi gli indennizzi assicurativi.
C’è però un aspetto involontariamente grottesco, che verso il finale rischia seriamente di far deragliare il film: il paese è piccolo. Possibile tutte quelle fratture, in diversi casi a persone collegate? Possibile, soprattutto, in attesa degli indennizzi le persone infortunate vengano tenute letteralmente in ostaggio in un casolare? Nessuno (forze dell’ordine, assicuratori) si accorge di nulla? Nemmeno un leggerissimo sospetto?
Che sia davvero andata così (tratto da una vicenda vera) poco importa: il film è bello, ma questo aspetto è di difficile digeribilità e getta un’ombra sulla credibilità della storia cinematografica. Che invece ha bisogno di credibilità assoluta per portare con sé lo spettatore.
Spaccaossa (2022) – di Vincenzo Pirrotta