La sostanza tutto sommato c’è – una sorta de “Non aprite quella porta” de noantri – la durata è quella giusta (corta), la “macelleria” decente, tenuto conto del budget risicato (immaginiamo), ma la forma, l’atmosfera da “fatto in casa”, abbatte la qualità. Ci si dovrebbe spaventare o dare di stomaco, in realtà guardando le recitazioni e ascoltando le dizioni degli attori si fa fatica a prendere il tutto sul serio… Occhi sgranati, espressioni disperate o impaurite imbarazzanti, scatti di nervi fintissimi e personaggi discutibili (la vecchietta soprattutto, siamo a livello del Muppet Show).
Tre ladri entrano in casa di un orafo. I due padroni di casa anziani si riveleranno un attimino fuori di testa.
Qualche bella trovata/colpo di scena c’è, ma come detto la storia avrebbe bisogno di maggiore qualità da parte di chi la interpreta (e la dirige).
Comunque tranquilli, il film è bellissimo e recitato benissimo: prima dei titoli di testa compare un’intera schermata con tutti i premi riscossi in vari festival horror. Quindi benissimo così, il problema è solo nostro.
L’orafo (2022) – di Vincenzo Ricchiuto