In un paesino scompaiono 3-4 ragazzi e nessuno li cerca (genitori, polizia) perché è carnevale e…e non ha senso che non li cerchino. Poi però dopo quaranta minuti di film chiacchierato li cercano e trovano subito una ragazza morta. Ma è un falso allarme, per lo spettatore, perché la vicenda è più incentrata sui peccaminosi segreti della comunità (Twin Peaks docet) che sulla caccia all’eventuale rapitore e/o serial killer. Infatti la soluzione del caso sarà un miscuglio di robe che abbiamo capito solo in parte, per nulla interessati peraltro a capirle tutte, visto l’andazzo generale.
Non si sa se siano peggio gli attori o i doppiatori: in una gara di appiattimento della recitazione è un testa a testa “entusiasmante”. La qualità di riprese e immagini è una tacca sotto i telefilm di Serie B degli anni ’80. Insomma, quello della trama è un finto problema, o meglio: non è il solo: forma e sostanza vanno a braccetto e non sono presentabili. Non parliamo poi delle musichette e della canzoncine della prima parte, per non rischiare l’incidente diplomatico internazionale (il film è austriaco).
Scomparse (Immerstill, 2013) – di Eva Spreitzhofer