Emblematica in tal senso la scena della ferita al piede con un pezzettino di vetro, che genera un allarmismo degno di un codice rosso in fin di vita. Lei è ferita, lui entra al Pronto Soccorso con lo sguardo spiritato e l’ansia a palla, invocando l’intervento di un medico (e se si tagliava un dito? Chiamava l’esercito?). Tempo 30 secondi e lei è già suturata, pronta per tornare a casa. Magnifico.
Fatte queste premesse, chiaro non sia facile tenere in piedi un horror, che in effetti non sta in piedi, anche per diversi passaggi poco chiari. Pathos zero, morti pochi e tardivi.
Il protagonista sente le voci dei morti, ma non riesce a capire il significato dei messaggi.
Nemmeno noi, in tutta onestà, siamo a riusciti a capirlo, al pari di un finale che non sapremmo raccontare. Ma va bene così, facciamo che sia un problema nostro.
They talk (2021) – di Giorgio Bruno