Il problema è che le sopracitate vicende sono quasi tutte poco significative, così ad emergere sono i personaggi (il tassista Valerio Mastandrea con parrucca da Robespierre o il senzatetto Max Tortora, che meriterebbe molto più spazio) e un interrogativo: perché non concentrarsi sulle vicende leggermente più interessanti (la guardia del corpo, oppure Monica Bellucci e il professore, ad esempio), magari facendo durare il film un po’ meno di due ore? Che non abbia così tanto da raccontare lo testimonia anche un mostro di bravura come Silvio Orlando, risucchiato nel vortice di una vicenda anonima.
Bizzarra l’ambientazione in una Roma messa a dura prova da una siccità apocalittica e fotografata di conseguenza con un giallo caldo. Ma in tutta onestà di questa bizzarria nemmeno ci sarebbe bisogno, basterebbe un’influenza o un Covid qualsiasi, per quel che si racconta. Però è sicuramente allegoria di qualcosa che non ci interessa capire, quindi su questo punto problema tutto nostro.
Siccità (2022) – di Paolo Virzì