Detto ciò, bel film con due personaggi parecchio riusciti, quello della burbera protagonista e quello della bambina che esprime concetti da navigata (e cinica) filosofa. Anzi, a dirla tutta è un peccato che la vena cinico-filosofica della bimba non venga sfruttata maggiormente.
Scrittrice scontrosa e asociale si trova costretta da una serie di circostanze ad ospitare un bimbo. Ci si diverte e ci si commuove, che volete di più?
Deleteria la versione italiana del titolo (Giorni d’estate), che non c’entra una mazza col film, a differenza dell’originale.
Giorni d’estate (Summerland, 2020) – di Jessica Swale