Recensioni e riconoscimenti stanno lì, sul web, a testimoniare che si tratta di un filmone. Zona capolavoro.
Noi qualche dubbio l’abbiamo, non tanto sulla prima ora “normale”, quando sulla seconda ora, poetico-favolistico-metaforico-mistica e chissà cos’altro.
Raccontare la trama è fare un torto al film, classico caso in cui l’ignoranza giova alla visione, ci limitiamo a scrivere che si parte da una strana amicizia tra un contadino e un “nobile”, che organizza il suo finto rapimento. Poi succede anche molto altro, tanto altro, troppo altro, da un punto di vista razionale: cadute rovinose senza conseguenze, stacchi temporali…non decifrabili (quanto cammina?), invecchiamenti per molti ma non per tutti, incontri casuali probabili come due vincite record al superenalotto, nello stesso giorno e con due giocate diverse. Ah certo, facendosi catturare dal tono poetico-favolistico-metaforico-eccetera tutto bene e accetabile, magari anche semplicemente con un sogno. Ma non è facile, per le nostre menti semplici e pragmatiche.
Restano comunque un film tranquillamente affrontabile nonostante le due ore di durata e una buona prova d’attori, in primis quella del serafico protagonista del titolo.
Lazzaro felice (2018) – di Alice Rohrwacher