Il film, che ha il grandissimo pregio di durare poco (82 minuti), sotto il profilo dell’intrattenimento puro non è neanche malaccio, con un po’ di sforzo si può pure guardare. Il problema è che se lo intitoli “Preda” (lasciamo stare l’indecente versione italiana del titolo) e metti sul manifesto un leone incazzato, devi farmi vedere in primo piano belve feroci banchettare con gli esseri umani, altrimenti è come intitolare un film “L’esorcista” e non metterci dentro una possessione demoniaca.
Intendiamoci, a suo modo la soluzione è geniale (zero smembramenti = risparmio clamoroso sugli effetti speciali), ma la delusione è tanta.
Un piccolo aereo precipita in una dispersa riserva naturale africana. Risultato: tre sbranati lontano dalla telecamera e nemmeno una testa sgranocchiata o qualche metro di intestino da ammirare.
La storia e il regista preferiscono scandagliare l’animo umano e le sue bassezze, risalendo la corrente fino a un finale “alto” di riscatto, martirio e fede. Intento nobilissimo, per carità, machissenefrega?
Prey – La grande caccia (Prey, 2024) – di Mukunda Michael Dewil
PS: questo post lo trovate anche su https://lxbartoli.wordpress.com/, dove “emigrerò definitivamente a partire dal 1 ottobre.