Film a caso in pillole: Grazie ragazzi

CatturaBel film, per un’ora o poco più, forse anche bellissimo. Poi…beh, parliamone. E tra un attimo ne parleremo.

Ma prima di ogni altra cosa: quanto è bravo Antonio Albanese (ma Fabrizio Bentivoglio non è da molto meno)?

Parentesi chiusa.

Attore in declino viene ingaggiato per un corso di teatro in carcere; dagli inizi difficili si arriva addirittura a una turné.

Bene, veniamo a noi. Fino al primo spettacolo è tutto al posto giusto, si ride con Albanese doppiatore di film porno e ci si commuove col riscatto dei detenuti. Poi però iniziano i problemi: la turné é lentina (il film in tutto dura un’ora e cinquanta minuti, si poteva tranquillamente sforbiciare), e quando finalmente si arriva a quel che si sospetta fin da quando il bullo Vinicio Marchioni entra a far parte della compagnia teatrale, accade l’inverosimile, ovvero la reazione di un teatro pieno, che anziché arrabbiarsi o disperarsi…o darsi da fare (a seconda dei casi e dei ruoli ricoperti, si va dal semplice pubblico alla direttrice del carcere), rimane lì ad ascoltare un monologo. Ok, è un sottotesto, l’opera messa in scena è “Aspettando Godot”, va bene, il cinema può appellarsi alla sospensione dell’incredulità, ma non sta in piedi. Ascolti il monologo e pensi: sì, vabbé, tutti tranquilli, come no.

Grazie ragazzi (2023) – di Riccardo Milani

Film a caso in pillole: Assassin Club

poster_bigInguardabile. E anche sufficientemente fastidioso.

Un protagonista anonimo, sicario di professione, è alle prese con altri 5-6 colleghi ingaggiati come lui per farsi la festa a vicenda. Scene spettacolari? No. Sangue a fiumi? Uccisioni creative? Nemmeno. Il film dura uno sproposito (un’ora e tre quarti) senza averne uno straccio di motivo e in più si perde in chiacchiere e spiegazioni e rivelazioni di cui freganienteanessuno. Tra l’altro è uno di quei film in cui i cattivi fanno di tutto per non riuscire a uccidere il buono, tipo arrivargli troppo vicino per sparargli o non assicurarsi che non abbia possibilità di cavarsela prima di andarsene.

Ma la domanda è: se avevi due euro per ingaggiare un bravo attore come Sam Neill e affidargli un ruolo da comprimario, quei due euro non sarebbe stato meglio spenderli per un protagonista un più più bravino e bellino?

Assassin Club (2023) – di Camille Delamarre

Film a caso in pillole: Police

CatturaPesantuccio ma non brutto, ma neanche bello. Passabile.

La cosa più difficile da capire è l’esercizio di stile della prima parte, in cui il regista fa ampio sfoggio di flashback e di scene riproposte da altra angolazione, senza averne necessità, visto che la vicenda non è così articolata o complessa. La seconda parte, pur con qualche flashback, è invece “normale”. O il regista si è “pentito” in corsa o qualcuno deve avergli fatto notare che non c’era bisogno di “ricamare”. Boh.

Storie professionali e personali di tre poliziotti, alle prese con problemi famigliari, amori clandestini e un detenuto da scortare, che potrebbe metterli in crisi.

Il film ha una sua dignità, ma non decolla mai sul serio. Forse per i motivi tecnici di cui sopra, forse per una certa lentezza nell’episodio col detenuto.

C’è anche da dire che non si può sentire chiamare Aristide quell’armadio a muro prestato alla recitazione (con successo) che è Omar Sy. Non si poteva lasciarlo in francese il nome?

Police (anche conosciuto come Night shift, 2020) – di Anne Fontaine

Film a caso in pillole: The minute you wake up dead

CatturaBisogna essere onesti: premesso che è oggettivamente improponibile, siamo rimasti lì a guardarlo, sopraffatti dal crescendo delirante della trama, che anche volendo non saremmo in grado di riassumere.

Si parte con un broker che riceve strane telefonate da film horror, si prosegue con un omicidio forse commesso per sbaglio…e da qui si inizia a morire in grande allegria, tra colpi di scena e controcolpi di scena, mentre continuano le telefonate horror (che non abbiamo capito cosa c’entrano), per poi giungere ad un finale in cui l’arrestato/a filosofeggia addirittura su etica e religione.

La qualità è impresentabile: atmosfera e colori patinati sono quelli delle vecchie telenovele, il cast ad eccezione di Morgan Freeman (che ci fa in un film del genere?) è inguardabile, con menzione speciale in questo senso alla co-protagonista (aiuto) e ai malviventi, specie quello che tira le cuoia avvelenato (imbarazzo totale).

The minute you wake up dead (2022) – di Michael Mailer

Film a caso in pillole: Transfusion

CatturaQuaranta minuti soporiferi, poi finalmente il film si fa abbastanza interessante. Possibile nessuno l’abbia fatto notare al regista, a montaggio ultimato?

Ex militare, vedovo e con figlio a carico, si mette nei guai, prima per bisogno di soldi, poi per aiutare il figlio. C’è anche l’episodio della morte della moglie che ogni tanto riemerge e che dovrebbe far schizzare la tensione a livelli stellari, ma è gestito malino.

Parlando di attori, niente di che il protagonista (Sam Worthington); molto meglio il suo compare, tale Matt Nable, a quanto pare anche regista.

Comunque sia: saltando la prima parte soporifera, il film volendo si può guardare per buttare un’ora.

Transfusion (2022) – di Matt Nable

Film a caso in pillole: The Good House

locandinaImpresentabile.

Sigourney Weaver vende case, ha un problema con l’alcol e non disdegna farsi dare di zifonella da Kevin Kline. La quota del politicamente corretto e inclusivo è rappresentata dall’ex marito, che l’ha lasciata per un uomo. Ma è tutto risolto e superato, a lei frega più niente. Bene, quindi si riprende con Sigourney Weaver che vende case, ha un problema con l’alcol e non disdegna farsi dare di zifonella da Kevin Kline. Così per un’ora e venticinque minuti. Poi salta fuori che l’ubriacona potrebbe aver investito un bimbo e non ricordarlo. E solo allora il film, che dopo altri 13 minuti finisce, si rivela essere drammatico e non una commedia, con tanto di tormenti famigliari e traumi del passato. Ma una roba veloce, fatta quasi con fastidio.

Quindi: c’era bisogno di realizzare un film – pur riconoscendogli dignità formale – per raccontare una vicenda del genere? No.

The Good House (2022) – di Maya Forbes e Wallace Wolodarsky

Film a caso in pillole: Una mamma contro G.W. Bush

locandinaInguardabile.

Qualità da telefilm, attori brutti e scarsi, lunghezza non giustificata (quasi due ore) per un film che non si capisce se voglia essere commedia o dramma. Stando alla madre-coraggio, casalinga dalle forme abbondanti sempre impegnata a far da mangiare, diremmo commedia; ma l’argomento è da dramma puro e infatti vorrebbe esserlo, crediamo, senza però riuscire minimamente a creare qualcosa di almeno simile al pathos.

Ragazzo turco-tedesco arrestato e sbattuto a Guantanamano perché ritenuto un terrorista. La madre intraprende una campagna legale che la porta fino a Washington, dove a un certo punto si dimentica di non conoscere l’inglese e risponde alle domande dei reporter.

Quando si parla di torture (circa due minuti in due ore), la reazione della madre è più o meno questa: ah, beh, me lo aspettavo, ah, che dispiacere.

Siamo comunque a dettagli, a prescindere dal registro incerto il film è piatto e brutto forte.

Una mamma contro G.W. Bush (Rabiye Kurnaz gegen George W. Bush, 2022) – di Andreas Dresen 

Film a caso in pillole: Clock

p7g4HgzZ5CbLqCkBGpeJaT4boevInguardabile, ad essere buoni.

Thriller-horror psico-ginecologico (non mancano i dettagli di visite e parti) che pare toccare l’apice del trash con l’immagine-incubo di un feto a penzoloni sotto la madre, attaccato al cordone ombelicale, modello pendolo, ma si supera col primo piano di un pene ferito da un marchingegno inserito nella vagina, col proprietario del pene che urla alla compagna: “Cosa c’è li dentro?”.

Insomma, pur essendo inguardabile, è un film da vedere assolutamente, anche soltanto per “ammirare” la performance della protagonista quando piange o fa la gattina in calore. Imbarazzo totale.

Per farsi venire voglia di avere un figlio, visto che tutti tranne lei vogliono che abbia un figlio (possiamo fermarci qui, vero?), si rivolge a una clinica all’avanguardia. La terapia pare funzionare, ma la paziente inizia a vedere ragni e donne giganti e basta così per carità.

Non mancano un finale improponibile, il politicamente corretto e inclusivo (la migliore amica incinta è lesbica) e il tocco di fantascienza, legato al fatto che solo in un film una carina come lei può essere innamorata di un brutto come lui. La sensazione, purtroppo, è che parecchie delle situazioni proposte siano metaforico-allegoriche-simboliche e che il film abbia qualche velleità seria. Machissenefrega?

Clock (2023) – di Alexis Jacknow

Film a caso in pillole: AKA

CatturaImpresentabile.

Va bene che nell’epoca del politicamente corretto e dell’inclusività essere belli è sbagliato, ma è normale scegliere un protagonista con un faccione simile? Sullo schermo non vogliamo vedere gente brutta come noi, è cinema, fateci sognare.

Intendiamoci, il film ha dei problemi che prescindono dall’attore principale, diversi passaggi non sono chiarissimi e in generale dura troppo (due ore) per avere così poco di interessante da raccontare, ma di certo un protagonista antiestetico non aiuta (col bimbo va anche peggio, è proprio brutto). Prova ne sia che un ex calciatore, Eric Cantona, che interpreta il boss, al confronto pare il De Niro dei giorni migliori.

Un agente speciale si infiltra in una banda di malviventi per rintracciare un terrorista. Ma di fatto la caccia al terrorista si perde nei meandri di una vicenda che pare più interessata ai due brutti, il protagonista e il bimbo, salvo poi tornare a occuparsi del terrorista in un delirante finale.

AKA (2022) – di Morgan S. Dalibert

Film a caso in pillole: Close

CatturaBel film, al netto di una telecamera che fa venire il mal di mare, perennemente in movimento e in costante ricerca dei primi piani.

La premessa però è doverosa: l’abbiamo visto senza sapere nulla della trama, quindi quel che accade dopo tre quarti d’ora è una sorpresa totale, che ovviamente contribuisce al giudizio positivo.

Sembra una storia tra due ragazzini amicissimi (forse pure qualcosa in più che amicissimi), ma a un certo punto accade qualcosa di grave, che sposta il focus narrativo ed emotivo su altro.

Di una bravura imbarazzante il ragazzino biondo, opportuna una durata che supera di poco quella di una partita di calcio.

Close (2022) – di Lukas Dhont

Film a caso in pillole: State of consciousness

downloadImpresentabile, nonostante una prima parte sopportabile e addirittura vagamente interessante.

L’inizio è buono, a dirla tutta: è un assassino o un matto o tutti e due? Davvero nel manicomio all’avanguardia in cui lo hanno ricoverato gli hanno fatto il lavaggio del cervello?

La seconda parte invece è un delirio, non solo nella testa del protagonista, un attore scarsino forte che però viene rivalutato dalla performance della sua compagna in versione tossica, una roba che non si può neanche raccontare. Beh, insomma, lui poco per volta, un po’ troppo lentamente per gli spettatori, scopre la verità, deludente e sconclusionata. Ma c’è di peggio: il finale pare alludere a un secondo capitolo. Per carità, non facciamo scherzi.

Impronunciabile il titolo, che non si capisce perché non sia stato tradotto in italiano pari pari, visto che “coscienza” a differenza di “consciousness” è pronunciabile senza particolari difficoltà.

State of consciousness (2022) – di Marcus Stokes

Film a caso in pillole: Bandit

maxresdefaultImproponibile.

La storia poco avvincente – di conseguenza ben poco interessante – di un rapinatore di banche.

Che uno pensa: beh, ma saranno delle rapine spettacolari o bagnate di sangue. No.

Beh, ma allora ci sarà un protagonista bravo. No, anonimo. E mettergli vicino uno carismatico come Mel Gibson, anche solo per un ruolo secondario, è cattiveria pura.

Beh, ma almeno durerà poco. No, due ore. Una sofferenza arrivare ai titoli di coda.

Bandit (2022) – di Allan Ungar

Film a caso in pillole: I migliori giorni

locandinaGuardabilissimo, forse addirittura bello. Ma del resto quando un film ha qualcosa da dire o da raccontare (non è scontato), è più facile risulti interessante.

Quattro episodi: cena di Natale con litigi famigliari; Natale alla mensa dei poveri per ripulirsi l’immagine; coppia in crisi nel giorno di San Valentino; conduttrice tv con problemi personali e professionali.

Il terzo episodio è quello che probabilmente meriterebbe un film tutto suo, è “piccante” ma non banale e tocca il picco con la confessione di Luca Argentero dopo 25 anni di matrimonio, ma è anche l’episodio che smuove il nervosismo per la deriva inclusiva e politicamente corretta (in pratica è un microcosmo lesbo).

“I migliori giorni” ha anche e soprattutto tanti bravi attori/attrici, da Valentina Lodovini al già citato Argentero, da Edoardo Leo ad Anna Foglietta, da Greta Scarano a Max Tortora e Stefano Fresi. A proposito: impietoso il confronto tra Fresi e Claudia Gerini, che si urlano in faccia rabbia e cose non dette; Fresi bravissimo, la Gerini…eh…beh…insomma…

I migliori giorni (2023) – di Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo

Film a caso in pillole: L’innocente

locandinaIn periodi di crisi – e il cinema in crisi lo è perennemente, in tema di storie inutili portate sullo schermo – un 6 a un film del genere lo si può dare.

La vicenda è carina: la madre sposa un galeotto, il figlio dalla diffidenza iniziale passa alla complicità col galeotto.

Tra le cose che stonano ci sono la madre innamorata, che più che una madre innamorata sembra un’adolescente con le scalmane, e il colpo che vede protagonisti non solo il galeotto e il figlio dell’adolescente attempata, ma anche un’amica del figlio, con comportamenti un po’ troppo forzati anche per un film.

Un grande pregio è comunque la durata contenuta, che aiuta sempre.

L’Innocente (L’Innocent, 2022) – di Louis Garrel

Film a caso in pillole: Masquerade – Ladri d’amore

locandinaUn problema generico (troppo lungo, oltre due ore) e uno specifico (un coprotagonista rivedibile), ma per il resto il film si può guardare.

Lui è il toyboy mantenuto di un’attrice sul viale del tramonto, lei una spregiudicata cacciatrice di dote; si innamorano e decidono di unire le loro menti diaboliche per incassare, lui dall’attrice e lei da un uomo sposato. Ma il tutto si complica (pure troppo).

Capolavoro assoluto il titolo italiano (Masquerade – Ladri d’amore), che rivista l’originale francese “Mascarade” senza alcun valido motivo.

Masquerade – Ladri d’amore (Mascarade, 2022) – di Nicolas Bedos

Film a caso in pillole: Sì, chef

locandinaL’idea è carina: una chef di un ristorante di lusso si trova a lavorare, suo malgrado, in una scalcinata mensa per giovani immigrati. E infatti il film, fin che gioca sul contrasto, è divertente. Il problema è quando si sposta sulla “redenzione” della tracotante chef, che impara ad apprezzare le piccole cose, il valore dell’empatia e bla bla bla. Sviluppo scontato, fino ad un finale disgustosamente iperbuonista.

Il film comunque, grazie a una giusta durata (appena meno di una partita di calcio), si può guardare. Ma se volete risparmiare qualcosina potete guardare la prima ora e lasciar perdere il resto.

Sì, chef! (La brigade, 2022) – di François Cluzet e Audrey Lamy

Film a caso in pillole: Fenómenas – Indagini occulte

CatturaInguardabile.

Film che a pieno titolo si inserisce nel filone “machissenefrega?”.

Gruppetto di indagatori del paranormale si trova ad affrontare uno spirito maligno che ha preso dimora in una casa e…niente, non è che succeda molto altro e la spiegazione finale è indecente.

Un po’ commedia (ma solo nella prima parte), un po’ sedicente horror: riesce a non divertire, a non spaventare e, soprattutto, a non rendersi minimamente interessante.

Bel filmettino, necessario. Grazie per l’ora e mezza sprecata a guardarlo.

Fenómenas – Indagini occulte (Phenomena, 2023) – di Carlos Therón

Film a caso in pillole: Tár

CatturaL’inizio è devastante (quasi 5 minuti di titoli, in sottofondo una vocina irritante che canta una canzone irritante) e la durata solo a citarla mette freddo (2 ore e 35 minuti!), ma per qualche strano fenomeno soprannaturale il film si può guardare. Non possiamo garantire sul fatto che sia affrontabile tutto in una volta, noi non ce la siamo sentita e lo abbiamo visto a puntate, ma il carisma della protagonista Cate Blanchett aiuta parecchio a rimanere lì.

Storia di una direttrice d’orchestra, fondamentalmente un essere spregevole, e della sua caduta, personale e professionale.

Il film perde ritmo sul più bello (magari è solo stanchezza da visione prolungata), ma è indubbio il fascino che esercita l’ambientazione classica (nel senso di musica classica).

Incredibile lo 0 su 6 ai premi Oscar, che però testimonia si tratti di un film da vedere (una volta sola), tenendo sempre presente l’improponibile vincitore – aspetta che guardo su google come si scrive – Everything eccetera eccetera.

Tár (2022) – di Todd Field

Film a caso in pillole: Music box – Prova d’accusa

CatturaPer dire quanto ne capiamo di cinema: Jessica Lange, che per questo ruolo ha ricevuto una candidatura all’Oscar (non vinto), secondo noi è l’anello debole di un film che non è vecchissimo ma non è invecchiato benissimo (tradotto: con la storia a disposizione, si poteva fare meglio).

La vicenda è una bomba: da un giorno all’altro si ritrova accusato di essere un criminale di guerra nazista. La figlia, avvocato, lo difende.

Il presunto criminale ha la faccia giusta – un po’ impiegato delle Poste, un po’ serial killer –, l’avvocata Lange invece non convince: è a lei che ruota attorno un “giallo” che forse potrebbe giocarsi meglio il dubbio, ma che solletica il fascino del male col racconto dei crimini.

Fatto sta che il film, nonostante il titolo orribile, merita ampiamente di essere visto.

Music box – Prova d’accusa (Music box, 1989) – di Costa-Gavras

Film a caso in pillole: Godland – Nella terra di Dio

locandinaInaffrontabile, non solo per la durata da denuncia penale (due ore e diciotto minuti).

Prete danese in spedizione verso un paesino islandese sperduto, accompagnato da gente che non parla la sua lingua, per costruire una chiesa. A un certo punto l’interprete muore, così, per una caduta in acqua durante il guardo di un fiume a cavallo, da un’altezza di un metro (ripetiamo: sull’acqua. Di cosa muore? Congestione, forse?). Dopo un’ora e cinquanta minuti, vale a dire quando il film dovrebbe essere già finito da 20 minuti, se solo esistesse una legge che impedisse ai film di durare più di una partita di calcio, il prete si azzuffa per futili motivi con un tipo poco simpatico, e finalmente qualcosa di interessante accade. Ma rimanere svegli è impresa riservata a chi di cinema ne capisce sul serio, non agli spettatori da bar come noi.

Silenzi…ampi spazi…lentezza…paesaggi …canzoni popolari… il cocktail è micidiale. Maledetto il cinema d’essai.

Godland – Nella terra di Dio (Vanskabte Land, 2022) – di Hlynur Palmason