Bello, nonostante un inizio allarmante, per lo spettatore, composto in rapida sequenza da una mortificante sigletta da telefilm e da 15-20 minuti “nella testa” di un sicario annoiato, che aspetta il momento propizio per portare a termine l’incarico.
Poi per fortuna accade qualcosa che spiana la strada a un film cupo, teso, violento e soprattutto lineare. Quel che accede genera una reazione a catena che porta il protagonista dal punto A al punto B, secondo un piano ben preciso. Ed è un sollievo riuscire a godersi la vicenda senza dover avere in tasca una laurea in storia del cinema o una specializzazione in sottotesto metaforico-allegorico-gastroenterico.
Forse più affascinante il personaggio (protagonista) che non bravo l’attore che lo interpreta (Michael Fassbender), ma siamo ai dettagli non necessari.
The killer (2023) – di David Fincher