Ad un certo punto Riccardo Scamarcio esce dal carcere; ad attenderlo, in moto, c’è Bradley Cooper. I due si abbracciano come grandi amici. Così, come fosse una cosa normale.
Non è l’unica cosa straniante in questo film (ci rifiutiamo di chiamarlo con l’indecente titolo italiano); alcune situazioni restano in sospeso, forse volutamente, come ad esempio l’ultimissima scena (revisioni al montaggio?); in altri momenti viene naturale domandarsi come sia possibile incontrarsi così casualmente e/o al momento giusto in una grande città.
Però la storia – uno chef con tendenze autodistruttive a caccia della terza stella Michelin – si lascia seguire, anche soltanto per l’occhio azzurro di Cooper, il suo strano rapporto con il proprietario del locale (il sempre bravo Daniel Brühl), il bandana arrogante di Scamarcio, o semplicemente per vedere come va a finire.
Il sapore del successo (Burnt, 2015) – di John Wells