Partiamo dalla cosa più importante: intrattenimento puro, grazie al cielo, troppo lungo (101 minuti) ma guardabilissimo, grazie a sangue, mutilazioni varie, combattimenti ben coreografati, violenza a tratti inaudita e un’autoironia di fondo che impedisce al film di prendersi troppo sul serio (ottima la trovata dell’eroe sordomuto, in difficoltà con la lettura dei labiali).
La storia è essenziale (vendetta), tarantiniana al limite del plagio (Kill Bill) e ha un bel colpo di scena, che non si fa problemi a rimescolare le carte in tema di buoni e cattivi.
Cos’è che allora impedisce di scrivere semplicemente “bel film”? Della lunghezza abbiamo detto, aggiungiamo attori bruttini e scarsini, e il fatto che più di una volta il protagonista potrebbe essere tranquillamente eliminato, ma sceneggiatura e regia se ne inventano una appresso all’altra per impedire che ciò accada.
Boy kills world (2023) – di Moritz Mohr