Film a caso in pillole: La mia Africa

CatturaDue-tre cose belle ci sono, ma.

Il “ma” ci teniamo a scriverlo subito, per mettere le cose in chiaro, prima di parlare bene de “La mia Africa”, che tra l’altro non si chiama “La mia Africa”, a meno che “out” si traduca con “mia” (titolo originale: Out of Africa).

Fotografia e paesaggi non si discutono e meritano gli oscar che hanno vinto, il personaggio di Robert Redford è cool e affascinante, sincero senza paura di ferire il personaggio di Meryl Streep, che vorrebbe una storia d’amore tradizionale. Lei: “Se ti dirò di no, mi prometti che un giorno mi chiederai di sposarmi?”. Lui: “Posso fidarmi?”.

MA.

MA la vena anticonformista si palesa in tutto il suo splendore dopo due ore (DUE ORE) di film, che in tutto dura 158 minuti (durata improponibile). MA il film, impossibile da affrontare tutto in una volta (noi ad esempio l’abbiamo visto in una decina di puntate) è molto parlato; elegante fin che si vuole, MA stringi stringi, non è che succeda granché di memorabile, a meno che troviate avvincenti le chiacchiere e i problemi della baronessa con la piantagione di caffé. MA 7 oscar vinti, tra i quali quelli per film e regia (pure per la colonna sonora, inspiegabile), fanno pensare a un’opera di una bellezza rara. Cosa che “Out of Africa” non è.

Quando finisce si esulta per esseri arrivati vivi alla fine della visione, diciamolo.

La mia Africa (Out of Africa, 1985) – di Sydney Pollack

Film a caso in pillole: Chiara

CatturaPesantuccio. E ci andiamo leggeri perché di mezzo c’è pure San Francesco.

La storia di (Santa) Chiara, che folgorata da (San) Francesco lotta in una società maschile per farsi approvare la propria Regola femminile.

La cosa migliore è la lingua: il film è recitato in italiano medioevale o umbro volgare o quel che è, con sottotitoli. Bella idea. Il problema è un po’ tutto il resto, incluse le due-tre incursioni nel musical, con tanto di canti e danze (per noi il musical è il demonio), oppure un Francesco rappresentato un po’ troppo belloccio e capellone.

Ma inutile continuare a scrivere parole a caso: una scena su tutte ci è rimasta impressa. Da lì in poi non siamo stati in grado di pensare ad altro.

Una mamma porta il proprio bimbo, da Spoleto ad Assisi, al capezzale di Chiara, perché da una settimana ha un problema/gonfiore al volto. Chiara chiede al bimbo: ti sei infilato qualcosa nel naso? Lui: sì. Lei: fai vedere. Chiara guarda, vede un piccolo sasso infilato nel naso e lo estrae con una pinzetta. La mamma no, non c’era arrivata a chiedere la bimbo se aveva fatto qualcosa di strano, come del resto il bimbo non se l’era sentita di dire alla madre che aveva un sasso nel naso.

Seriamente?

Chiara (2022) – di Susanna Nicchiarelli

Film a caso in pillole: The Cage – Nella gabbia

CatturaDifficilmente affrontabile.

E non giovano alla causa una durata infinita (un’ora e tre quarti) e l’invincibile problema comune a tanti italici film (eh? Cosa hai detto? Puoi ripetere e scandire meglio le parole?), che non sai mai se sia un problema di audio, dizione o chissà quale altra diavoleria.

Ennesima variante di Rocky, di caduta e di riscatto, stavolta declinata al femminile e trasferita dal pugilato alle arti marziali miste, con la protagonista che si divide fra ottagono e lavoro allo zoo col fidanzato racchio (uno un più bellino non ‘cera?), che la vorrebbe tutta per sé; quindi vai a tutto spiano col linguaggio metaforico-allegorico-simbolico delle tigri in gabbia, le gabbie aperte e chiuse, la libertà eccetera eccetera.

Nulla di che le azioni di lotta, miglior attore uno che attore non è, l’ex pugile Patrizia Oliva.

Affascinante il doppio titolo inglese-italiano, con The Cage che anziché diventare La Gabbia diventa Nella Gabbia.

The Cage – Nella gabbia (2023) – di Massimiliano Zanin

Film a caso in pillole: Henry Poole – Lassù qualcuno ti ama

CatturaAll’inizio interessante, a conti fatti irritante.

Non parte male: Luke Wilson ha la giusta faccia malinconica per interpretare un uomo con pochi giorni ancora da vivere, che scopre di avere su una parete di casa il volto di Gesù Cristo, secondo una vicina, che la trasforma in meta di pellegrinaggio.

Purtroppo il film è anche altro (il moribondo si innamora di una vicina bona, non della vecchia visionaria, che ovviamente aspetta solo lui, in più ci sono anche i ricordi d’infanzia) e, in un crescendo di buonismo esasperante, si avvia a un finale carico di speranza e buoni sentimenti da favoletta per bimbi, che scuote il sistema nervoso (almeno una cosa falla andare storta).

Indecente il titolo italiano. Titolo originale: Henry Poole è qui. Titolo italiano: Henry Poole lassù qualcuno ti ama.

Henry Poole – Lassù qualcuno ti ama (Henry Poole is here, 2008) – di Mark Pellington 

Film a caso in pillole: Brado

CatturaPesantuccio, soprattutto per via della lunghezza (un’ora e tre quarti), ma non brutto. Anche se, purtroppo, in quanto italico prodotto, ha quel problemino lì, comune a tanti altri (eh? Cosa hai detto? Puoi scandire meglio le parole?), che non sai mai se sia di dizione, audio o chissà quale altra diavoleria. E un problemino del genere, in un drammone, finisce per disturbare parecchio.

Un cavallo da domare è l’occasione per il riavvicinamento tra padre e figlio, che avevano condiviso a lungo la vita al ranch, prima di dividere le proprie strade.

Inutile far finta che il prefinale – scena in ospedale a forte impatto emotivo e voyeuristico – non alzi il giudizio complessivo; tradotto: senza quella scena probabilmente ne scriveremmo un pochino peggio.

Bravo il protagonista Kim Rossi Stuart (qui anche regista).

Brado (2022) – di Kim Rossi Stuart

Film a caso in pillole: Abigail

CatturaUn horror quando dura un’ora e mezzo è già durato mezz’ora di troppo. Questo dura un’ora e trequarti e bisogna attendere una cinquantina di minuti perché la bimba rapita riveli la sua vera natura.

L’idea è carina (rapimento su commissione, sei malviventi chiusi con la vittima in una villa, in attesa di istruzioni), ma il film, che ripetiamo è un horror, offre il suo meglio quando horror ancora non è, col commando che si rende conto di aver rapito la figlioletta di un boss più criminale di loro.

Poi, quando “Abigail” scopre le carte, rientra nel visto e stravisto, e pure nel poco logico, con le “regole del gioco” che non brillano certo per coerenza.

Dovendo comunque arrivare a una sintesi, che comprende prima parte, seconda parte e durata assassina: bruttino, col cast che viaggia tra l’accettabile e lo sconcertante.

Abigail (2024) – di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

“Pallonate” sulla Gazzetta di Reggio

Gazzetta di Reggio 27-06-24Nientemeno.
Articolo monumentale sulla Gazzetta di Reggio in edicola oggi.
Un grazie altrettanto monumentale al dottor Jacopo Della Porta. Che a differenza del sottoscritto è un giornalista serio e, per chi ancora non lo sapesse, qualche tempo fa ha dato alla stampe, assieme alla dottoressa Elisa Pederzoli, un libro sul caso Saman (“Saman. Vita e morte di una ragazza italiana”, Editoriale Aliberti).
“Pallonate” lo trovate qui: https://www.amazon.it/dp/B0D6RGDRBK
In alternativa potete prenotarlo presso l’Edicola Tricolore, Viale Regina Margherita 20, Reggio Emilia.

“Pallonate” in contumacia su TeleTricolore

Ieri sera “Pallonate” è comparso su TeleTricolore, nel corso de “La Montagna nel Pallone”, la trasmissione condotta da Morena Colli (grazie) su TeleTricolore. In studio il pontefice del giornalismo sportivo nostrano Giorgio Pregheffi (grazie), ormai ufficialmente voce dei miei scritti, che ha letto alcuni passaggi del mio ultimo libro, migliorandolo. Il terzo grazie è per il regista Mirko Zucchi, che ha completato la marketta mandando in onda la copertina.
Ci scherzo su, come sempre, ma i tre grazie sono sinceri.
Riassumendo: presentazione in contumacia di “Pallonate” – autore assente ingiustificato nonostante l’invito a comparire -, un libretto di 100 pagine che (s)parla di calcio professionistico, in una trasmissione di calcio dilettantistico.
Spettacolo.

6 8 10 13

Film a caso in pillole: Il caso Goldman

CatturaSiamo alle solite: c’era bisogno di una durata del genere (114 minuti)? No di certo, soprattutto perché sono 114 minuti di chiacchiere in un’aula di tribunale, che si potrebbero tranquillamente sforbiciare nella prima parte, quando si parla della vita privata dell’imputato (chissenefrega?).

Rapinatore e rivoluzionario, viene accusato di omicidio; pur riconoscendo le rapine, rigetta per principio con fermezza l’accusa di omicidio. La faccia da serial killer non lo aiuta.

Bravo e carismatico il protagonista (Arieh Worthalter chi?), bravo pure il principale avvocato difensore, il film è solido e si può guardare ma, nonostante i premi ricevuti, siamo in zona carino o poco più.

Da incarcerare, per rimanere in tema, i titolisti italiani. Titolo originale: Il processo Goldman. Titolo italiano: Il caso Goldman. Fondamentale la sostituzione della parola “processo” con “caso”. Grazie.

Il caso Goldman (Le procès Goldman, 2023) – di Cédric Kahn

Film a caso in pillole: May december

CatturaDiscretamente pesante.

Fatto bene, non tale da giustificare premi e nomination ricevuti, ma fatto bene. Anche se alla fine a rimanere impressa è la colonna sonora strumentale (pianoforte) che, nei sedicenti momenti clou, si fa oppressiva; il che non depone esattamente a favore del prodotto complessivo. Gioca “contro” anche il fatto di avere a disposizione due top star come Natalie Portman e Julianne Moore, che alza parecchio le aspettative.

Per prepararsi al ruolo che dovrà interpretare, un’attrice piomba nella vita di una coppia che, anni prima, aveva dato scandalo per la differenza d’età fra lei molto adulta e lui minorenne.

Un’ora e mezzo, minuto più minuto meno, perché succeda qualcosa di interessante; in generale sono 111 minuti piuttosto sofferti, in attesa di un colpo ad effetto che non c’è.

May december (2023) – di Todd Haynes

Film a caso in pillole: Lies we tell

CatturaBello.

Non solo la durata esaltante (84 minuti), ma anche una sceneggiatura degna di tal nome, che gioca con la psicologia dei personaggi e, di conseguenza, con i comportamenti imprevisti. La cupa ambientazione ottocentesca, in un castello, aiuta, anche se forse la vera carta vincente è il personaggio principale, una ragazza per nulla remissiva.

Giovane ricca ereditiera viene affidata alle cure del poco raccomandabile zio, particolarmente attratto dall’odore dei soldi…

Bravissimi i due attori principali, l’ereditiera (Agnes O’Casey chi?) e lo zio (David Wilmot chi?, una faccia che guarderesti per ore senza mai stancarti).

Lies we tell (2023) – di Lisa Mulcahy

Film a caso in pillole: Il gusto delle cose

CatturaInaffrontabile (per un’ora e mezzo).

Ma ancora una volta non badate a noi, che di cinema grazie al cielo non capiamo nulla: “Il gusto delle cose”, che poi in realtà si intitola “La passione di Dodin Bouffant” (titolo originale molto più pertinente di quello italiano), è un filmissimo, premiato a Cannes (regia) e in altri Festival cinematografici.

Bravi i due protagonisti (Juliette Binoche e Benoit Magimel), splendidi costumi e colori, elegante la regia, insomma, tecnica ed estetica non sono in discussione, ma il fatto è che il film ha bisogno, dopo un’ora e mezzo, di un accadimento fuori cucina (la cucina è il fulcro) per svoltare e catturare l’attenzione degli spettatori normali.

Brutalizzando ma nemmeno troppo: due chef (li chiamiamo chef per semplificare, siamo sul finire del 1800), compagni nella vita, cucinano. E mangiano. E cucinano. E mangiano. Tra un piatto e l’altro parlano della loro storia.

Ora, va bene tutto, benissimo i parallelismi tra amore e cucina e dedizione, soprattutto di lui nei confronti di lei, va benissimo tutto ciò che non abbiamo capito e che non ci interessa capire. Ma sono perlomeno un’ora e mezzo, fino al già citato accadimento che rende il film “normale”, di gente che cucina, mangia e parla, con grande attenzione della telecamera alla preparazione dei cibi.

Arrivare un pochino prima alla svolta pareva brutto?

Il gusto delle cose (La passion de Dodin Bouffant, 2023) – di Trần Anh Hùng

Film a caso in pillole: Ricchi a tutti i costi

CatturaCommediola sopportabile che si sgonfia via via col passare dei minuti, chiudendo in anonimato. Ma quando nel cast hai a disposizione Christian De Sica, Angela Finocchiaro e Ninni Bruschetta (senza dimenticare Dharma Mangia Woods chi? e Claudio Colica chi?) è difficile fare un disastro totale. Infatti, nell’ambito del filone usa-e-getta, un’occhiata volendo a “Ricchi a tutti i costi” si può dare.

Ricca 90enne si fa impalmare da un cacciatore di dote; la famiglia della vecchia non gradisce e progetta di far fuori il dongiovanni.

De Sica è talmente bravo e carismatico (Finocchiaro però gli tiene testa) che viene quasi voglia (quasi) di perdonargli la parolaccia pressoché sistematica in finale di battuta.

Ricchi a tutti i costi (2024) – di Giovanni Bognetti

Film a caso in pillole: Under Paris

CatturaImpresentabile.

Nella Senna e nelle catacombe parigine ci sono gli squali, rimbambiti e geneticamente modificati dal surriscaldamento del clima, dall’inquinamento oceanico e bla bla bla colpa dell’uomo eccetera eccetera e basta così per pietà.

Il fatto è che bisogna attendere la bellezza di 58 minuti (!!!) per vedere fauci sgranocchiare esseri umani, ma qui viene il bello: dopo la mini mattanza che riempie pronto soccorso e obitorio, la sindaca di Parigi autorizza ugualmente un triathlon con frazione a nuoto nella Senna. Aspettate, non è finita: nella cagnara che ne segue gli squali innescano delle mine sul fondo della Senna, facendola esondare sull’intera città.

Improponibile, come il titolo “italiano” (Under Paris) che non si capisce per quale motivo debba ritoccare l’originale “Sotto la Senna”

Under Paris (Sous la Seine, 2024) – di Xavier Gens

Film a caso in pillole: I colori del male: rosso

CatturaSanto cielo, un film “giallo” con una cosa niente affatto scontata: una trama.

Gridare al miracolo appare eccessivo, ma “I colori del male: rosso”, nonostante un titolo orripilante, è guardabilissimo. Non convince per nulla l’intuizione con cui il procuratore arriva alla verità finale, ma è un dettaglio, perché la storia potrebbe tranquillamente fare a meno della sua intuizione.

Il ritrovamento del cadavere di una ragazza martoriata riapre un vecchio caso… e ci fermiamo qui, meno si conosce della vicenda e più semplice risulta farsi sorprendere piacevolmente da un film polacco con sottotitoli in croato (non è vero, i sottotitoli in croato non ci sono).

Bravini e bellini sia la ragazza che l’inquirente.

I colori del male: rosso (Colors of evil: red, 2024) – di by Adrian Panek

Da oggi in vendita “Pallonate”

Copertina

In ordine di rilevanza.

Costo: 10 euro.

Cos’è: 100 pagine di “massacro” del mondo del calcio professionistico. Titolo: “Pallonate”. Sottotitolo: ” Il calcio professionistico fatto a pezzi. Breve manuale senza illustrazioni e luoghi comuni”.

Com’è: scritto sufficientemente male. Nessuna pretesa didattica, ma qualche riflessione seria nel contesto di una cialtronata spero divertente, a caccia della contraddizioni (e delle boiate) del “magico” Mondo del Pallone.

Per rendere l’idea (due brevi estratti): «L’attaccante bravo a procurarsi il rigore? Solo in uno stadio di calcio la disonestà è ammirata. Nella vita reale una persona brava a procurarsi il portafogli di un anziano, su un autobus, è un ladro».

«Ingiusto ammonire chi si toglie la maglia per esultare: va espulso. Lo sa che togliendosi la maglia verrà ammonito, quindi che problema ha? Cartellino rosso diretto».

Altri argomenti, in ordine sparso: il gergo tecnico, i commentatori visionari, le frasi fatte e i concetti preconfezionati, le genialate di giocatori e allenatori, i 6 secondi del portiere che non vengono mai fischiati (perché?), la trance agonistica, la pittoresca gestione del lutto, il razzismo da stadio e le perversioni, come il tiki taka e il turnover. Insomma, un delirio.

Chi l’ha scritto: io.

Presentazione ufficiale: mai, spero.

Dove si trova: su Amazon, qui: https://www.amazon.it/dp/B0D6RGDRBK?ref_=pe_93986420_774957520

Oppure mi contattate in privato e vi dico quando potete passare a ritirarlo (pagando, meglio specificare) presso l’Edicola Tricolore, Viale Regina Margherita 20, Reggio Emilia.

Retro copertina

Film a caso in pillole: La profezia del male

CatturaInguardabile.

Horror privo di sussulti e di trama, che non sarebbe certo un problema (la trama negli horror, come nei porno, è superflua) se fosse compensata da sangue che schizza sulla telecamera a getto continuo o smembramenti in primo piano. Invece ci sono giusto un paio di morti decenti (ma poco inquadrate) e diverse espressioni di paura rivedibili (ci stiamo andando leggerissimi) da parte di buona parte del cast, complessivamente non presentabile.

Per gioco una tizia fa le carte ai suoi amici. Solo che le carte sono maledette e per fortuna gli amici iniziano a morire. Prima abbiamo esagerato, dicendo che la trama non c’è: lo spiegano perché le carte sono maledette, solo che ce lo siamo già dimenticato.

In formissima i titolisti italiani. Titolo originale: Tarocchi. Titolo italiano: La profezia del male.

La profezia del male (Tarot, 2024) – di Spenser Cohen e Anna Halberg

Film a caso in pillole: Godzilla minus one

CatturaIl film avrebbe pure una sua dignità, non fosse che:

  • dura una follia (due ore);
  • Godzilla ha il muso da cocker; quando non è arrabbiato fa tenerezza. E non dovrebbe;
  • gli attori sono bruttini e scarsini, soprattutto quando piangono, ma chiudiamola qui archiviando sotto la dicitura “differente modo di recitare asiatico”, per non scatenare l’incidente diplomatico;
  • il piano per neutralizzare Godzilla pare una discreta boiata, col cockerone che sta lì ad aspettare, come un fesso qualsiasi, che due meganavi gli girino attorno;
  • che il cockerone sia solo un problema del Giappone appare quantomeno singolare; spiegano perché le altre potenze mondiali se ne fregano, ma non convince;
  • non si capisce dove vada e cosa faccia il cockerone quando non abbatte palazzi di Tokyo.

Però davvero, il film una sua dignità ce l’ha, non è una battuta; basti dire che riesce a rendere quasi sopportabile (quasi) la vicenda ingombrante dell’ex kamikaze che cerca riscatto. Fermo restando che se fai un film di due ore e nel titolo c’è la parola Godzilla, bisogna che Godzilla sia in scena per almeno un’ora e cinquantanove minuti (purtroppo non è così) e chissenefrega di tutto il resto.

Belle le distruzioni, addirittura da premio oscar, secondo gli espertoni che gli hanno assegnato la prestigiosa statuetta. Mah.

Godzilla minus one (2023) – di Yamazaki Takashi

Film a caso in pillole: Il teorema di Margherita

CatturaMassì, dai, crepi l’avarizia: bello. Con tutte le boiate che vediamo di solito non è il caso di fare i difficili.

Come al solito nella lunghezza (109 minuti) non c’è mai nulla di buono, infatti il ritmo cala parecchio nella seconda parte, ma il bel finale e più in generale il film stesso ne giustificano ampiamente la visione.

Storia di una secchiona fissata con la matematica, con la dimostrazione di non abbiamo capito minimamente cosa, molto più a suo agio con i numeri che non con le persone. Le cose cambieranno.

Brava e con la faccia giusta la protagonista.

Il film ha un grandissimo vantaggio: non si capisce niente. Nel senso: il film è chiarissimo e si capisce benissimo, ma tutti quei numeri e quelle formule sono inespugnabili e mettono soggezione, dando allo spettatore la sensazione di assistere a qualcosa di grandioso.

Il teorema di Margherita (Le théorème de Marguerite, 2023) – di Anna Novion

Film a caso in pillole: Il ministero della guerra sporca

CatturaNonostante un titolo orribile, sia quello originale che la rivisitazione italiana, il film è carino, elegante e ben girato, reso cool da personaggi tutti d’un pezzo con la battuta sempre pronta, una colonna sonora che offre il suo meglio nella parte strumentale e una quantità soddisfacente di uccisioni ed esplosioni, ma ha un problema di base: “Bastardi senza gloria” esiste già, e da un pezzo. Così si fatica a comprendere il significato di un’operazione del genere nel 2024, visto l’illustre predecessore, tra l’altro migliore sotto qualsiasi punto di vista.

Poco importa che all’inizio e alla fine il regista ci ricordi che “Il ministero eccetera eccetera” è tratto da una storia vera, l’idea di base è la stessa di “Bastardi”, ovvero un manipolo di eroi borderline a caccia di nazisti.

Ribadiamo: si può guardare, tranquillamente. Il guaio è che mentre lo guardi pensi a “Bastardi senza gloria”.

Il ministero della guerra sporca (The ministry of ungentlemanly warfare, 2024) – di Guy Ritchie