Film a caso in pillole: Acqua e anice

CatturaCarino, forse anche qualcosa in più, nonostante titolo e locandina respingenti.

Una vecchia rimbambita ma simpatica ingaggia una giovane disoccupata come autista, per farsi accompagnare non si sa bene dove (lo si scoprirà); il viaggio è l’occasione per incontrare qualche vecchio amico.

Meglio la prima parte leggera che non la seconda seria, che contiene un finale che non vuole decidersi ad arrivare (il film dura una decina di minuti di troppo). Un po’ commedia, un po’ dramma, tutto horror, per via di una vecchiaia che più che malinconica appare spaventosa. Agghiacciante l’umiliazione che tocca al mitico Vito, per bocca della vecchia rimbambita.

Curiosamente il film funziona anche se la protagonista non è una brava attrice (Stefania Sandrelli), probabilmente perché la storia si regge sulle sue gambe e proprio il fatto di avere una protagonista scarsina fa risaltare teoricamente personaggi secondari come Paolo Rossi e Silvia D’Amico (chi?), bravissima.

Acqua e anice (2022) – di Corrado Ceron

Film a caso in pillole: La caccia

LA-CACCIAImproponibile.

Robert Redford, evaso fuggiasco sempre pettinato e senza un filo di barba, impiega più o meno un’ora e un quarto di film per trovare la via di casa, dove ad attenderlo c’è lo sceriffo Marlon Brando, preceduto dalla sua mandibola, e varie storie di paese non troppo interessanti. A quel punto, quando finalmente Redford arriva a casa, inizia il delirio: un intero paese interessato a trovare Redford (perché? Boh); tre vigilantes razzisti che menano lo sceriffo e il suo detenuto nero…e niente, poi vanno in giro come nulla fosse; Redford che scopre che la moglie sta con un altro…e niente, amen, può succedere.

Almeno durasse poco. Macché.

La caccia (The chase, 1966) – di Arthur Penn

Film a caso in pillole: La vita dopo – The fallout

The_Fallout_2021Film senza direzione precisa, non disastroso ma neanche imperdibile, che sembra voler parlare delle conseguenza di un trauma (massacro a scuola) e invece vuole “solo” parlare della confusione adolescenziale di una giovane, alle prese con rapporti famigliari, droghe leggere, e un’amica forse più che amica, salvo poi tornare a concentrarsi sul trauma, nel finale.

La sensazione è di stordimento: cosa vuole raccontare? Con quale registro?

Se è vero che è un film drammatico, è anche vero che ci sono inserti da commedia pura, che rimangono impressi più di quelli seri, tipo lei strafatta sulle scale o la confessione alla madre. In ogni caso brava la giovane protagonista (Jenna Ortega chi?).

La durata contenuta aiuta la digeribilità.

Ridicolo il titolo italiano (La vita dopo), che non c’entra una mazza con l’originale.

La vita dopo – The Fallout (The Fallout, 2021) – di Megan Park

Film a caso in pillole: Le otto montagne

locandinaDiciamolo subito: dura un’eternità (2 ore e 20) e racconta niente. Però lo racconta bene e, per qualche fenomeno soprannaturale, si può affrontare, almeno una volta. Riguardarlo no, sarebbe impossibile, ma almeno una volta si guarda quasi con piacere. Meglio se a puntate, per sicurezza, come abbiamo fatto noi.

Il fenomeno soprannaturale in realtà è la bellezza del paesaggio montano, roba da rimanere a bocca aperta davanti allo schermo, unito a una colonna sonora non banale che in diversi passaggi del film sovrasta addirittura le immagini.

Gli attori sono bravini ma non devono fare nulla di che, è un film silenzioso, con pochi dialoghi e due personaggi introversi, la storia è minimale, un’amicizia come altre centomila, vista attraverso gli anni e le distanze geografiche, tra un ragazzo di città e uno di montagna. Ed è proprio la montagna a prendersi la scena.

Le otto montagne (2022) – di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch

Film a caso in pillole: Voglio la testa di Garcia

CatturaFilm invecchiato male e sviluppato peggio, con spreco di potenziale per un intrattenimento a base di pistolettate e sangue.

Lo spunto è buono: taglia sulla testa di un tizio che ha messo incinta la figlia di un riccone; un musicista squattrinato decide di passare all’incasso, ma non è il solo.

Soporifera la prima parte, il “ballo” inizia dopo un’ora circa. Brutto e antifotogenico il musicista squattrinato, ma la donna che lo accompagna non è da meno; non c’era nient’altro per il ruolo di protagonisti o è stata una scelta voluta?

Risolti male e senza troppa passione alcuni passaggi chiave, basti citare la scena finale, praticamente tagliata. Che fretta c’era? Tanto l’avevi già fatto durare un’ora e quaranta (troppo) il film, due minuti in più cambiavano nulla.

Voglio la testa di Garcia (Bring me the head of Alfredo Garcia, 1974) – di Sam Peckinpah

Film a caso in pillole: Fuga verso l’inferno

CatturaHorror a basso costo con durata esaltante (un’ora e un quarto) e “macelleria” di discreta/buona fattura, che però sconfina nell’involontariamente ridicolo col tizio senza occhi che sembra l’uomo pesce o l’altro tizio col torace aperto che non sanguina e progetta un tentativo di fuga.

Trama essenziale già vista in mille altri film di genere: quattro sventurati (tre rapinatori e una ragazza ostaggio) capitano nella fattoria di una famiglia di maniaci.

Uno dei rapinatori è un fuori di testa irritante che ha lo spessore di un fumetto, i maniaci e la ragazza ostaggio non si possono guardare; in mezzo a cotanto cast Stephen Dorff sembra l’Al Pacino dei tempi d’oro.

Vergognosa la versione italiana del titolo (Fuga verso l’inferno), che nulla ha a che spartire con l’originale (Il prezzo che paghiamo). A parziale giustificazione va detto che il titolo originale è di una bruttezza rara.

Fuga verso l’inferno (The price we pay, 2022) – di Ryuhei Kitamura

Film a caso in pillole: The Mermaid – Lake of the dead

CatturaImproponibile.

Nel lago c’è una sirena cattiva che divide gli innamorati, cioè non li divide, prende uno dei due e lo annega. Però non è proprio e solo nel lago, perché si materializza anche fuori. Il potere è nei capelli o in un pettine per capelli. Allora bisogna fare un rituale. O una roba del genere, all’inizio parlano di una leggenda che poi c’entra fino a mezzogiorno, ma sicuramente ci siamo distratti noi e non abbiamo capito.

In ogni caso già qui potremmo fermarci, perché – in tutta onestà – chissenefrega di una storia così.

Però trattandosi di un horror a durata limitata val la pena arrivare alla fine, confidando almeno in uccisioni creative, smembramenti non banali o spaventi a non finire. Sì, ciao, magari.

Nulla da dire sui due attori che interpretano i promessi sposi, nel senso che sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Meglio non dire nulla.

The Mermaid – Lake of the dead (2018) – di Svyatoslav Podgaevskiy e Christopher Bevins

Film a caso in pillole: Kill Boksoon

KillBoksoon-Banniere-800x445Durata sconsiderata (due ore e un quarto) per un film di intrattenimento puro comunque godibile, fortemente ispirato a Kill Bill di Quentin Tarantino.

Killer professionista alle prese con una figlia ribelle, che ignora la vera natura del lavoro materno. Tecnicamente non si tratta di intrattenimento puro, perché purtroppo siamo costretti a sorbirci anche i difficili equilibri madre-figlia (chissenefrega?), ma il film non pontifica e non appesantisce più di tanto, fermo restando che non ha nessun valido motivo per durare così tanto.

Comunque combattimenti all’arma bianca da micanormali, di buona fattura, non mancano. E si sanguina che è una meraviglia.

Kill Boksoon (Kill Bok-soon, 2023) – di Sung-hyun Byun

Film a caso in pillole: L’uomo sulla strada

CatturaNiente male, forse reso più interessante dal fatto di non averne mai sentito parlare.

Ragazza ribelle con un trauma nel passato (padre ucciso da un pirata della strada) si ritrova a lavorare per un imprenditore che potrebbe avere a che fare con l’omicidio. Stop: raccontiamo poco e volutamente male la trama per non rovinare la visione, più che un thriller è un dramma, ma saperne poco aiuta.

Bravissima lei (Aurora Giovinazzo chi?), malino lui (Lorenzo Richelmy). Purtroppo è uno di quei film italiani con problemi di pronuncia (Eh? Cos’hai detto? Puoi ripetere e scandire meglio le parole?) e, soprattutto quando parla lui, non è sempre facile riuscire a seguire. Quindi non avendo capito tutti i dialoghi può darsi che il film in realtà sia più brutto o ancora più carino, vai a saperlo.

In ogni caso rivedibile se non discutibile il finale.

L’uomo sulla strada (2022) – di Gianluca Mangiasciutti

Film a caso in pillole: Bullitt

locandinaQuesto un cult movie? Sul serio?

Elegante, tecnicamente ineccepibile, ma soporifero, macchinoso, di una lentezza a tatti esasperante. Se poi tutto deve essere circoscritto alla celebra scena dell’inseguimento in auto per le strade di San Francisco allora ok, conveniamo, splendida scena, tecnicamente avanti anni luce, tenuto conto dei suoi 55 anni d’età.

Ma Bullitt purtroppo è molto altro e non dura neanche poco. Uccidono un testimone di giustizia e Steve McQueen ha – con calma – due giorni – con calma – di tempo – con calma – per trovare – con calma – i colpevoli. Che McQueen sarà pure tutto d’un pezzo e di poche parole, ma si gioca la carriera, il tempo stringe e lui ad esempio va a fare la spesa e tutto sembra fuorché allarmato o arrabbiato o anche soltanto in trance agonistica per la caccia. Ok, tutto d’un pezzo, abbiamo capito.

Un paio di passaggi importanti della trama non li abbiamo capiti, ma sicuramente per colpa della nostra palpebra che si è abbassata.

Bullitt (1968) – di Peter Yates

Film a caso in pillole: Inside

CatturaInaccettabile.

Idea ottima: a causa di un guasto elettrico, un ladro (Willem Dafoe, voto 7) rimane sigillato all’interno di un appartamento di lusso-galleria d’arte moderna, con poco cibo e senza acqua corrente. Diciamo subito che il film, al netto della boiate, è bello. Il problema è che le boiate portano domande continue, durante la visione, rendendola “inutile” e facendo montare la rabbia omicida dello spettatore.

Capitolo boiate. Dafoe mentre ruba è in contatto radio con un complice, il guasto elettrico fa saltare la comunicazione. Possibile? Boh. Dafoe rimane rinchiuso per settimane (mesi?)…e nessuno va a cercarlo, né il complice né i proprietari dell’appartamento, né eventuale personale di servizio/pulizia o di sicurezza/controllo. Aspettate, lo riscriviamo: Dafoe rimane chiuso un’eternità, il complice se ne frega e nonostante la lunga assenza dei proprietari non c’è un singolo addetto che ogni tanto vada a controllare che sia tutto a posto, vista anche l’assenza di telecamere interne (in una galleria d’arte? Come no). Il guasto elettrico non fa scattare alcun allarme, l’appartamento è all’interno di un palazzo, possibile? Cioè: il guasto elettrico potrebbe in teoria causato essere un incendio…e non esiste alcune sistema di sicurezza/allarme? Proseguiamo: l’appartamento di lusso-galleria d’arte ha un sensore di calore, Dafoe lo fa scattare e arriva il secondo diluvio universale, ma di nuovo nessun allarme all’esterno. Sì, ok, è colpa del guasto elettrico e…e basta, abbiamo sprecato anche troppo tempo a farci venire la gastrite.

Inside (2023) – di Vasilis Katsoupis

Film a caso in pillole: Murder mystery 2

locandinaLontanissimo parente di Murder mystery 1, visto solo qualche giorno fa. In pratica un remake di se stesso, con Adam Sandler e Jennifer Aniston goffi investigatori, alle prese con rapimento (variante rispetto al primo capitolo) e omicidi.

La chimica tra i due attori protagonisti è intatta, funziona, ma stavolta sono poco aiutati da dialoghi e gag nemmeno lentamente paragonabili a quelli del capitolo primo. Qualcosina di divertente c’è, ma poca, pochissima roba. E non ha alcun senso che Sandler, che interpreta un personaggio bonaccione e impacciato, se la cavi nei corpo a corpo coi cattivi (a proposito, troppo spazio all’azione, forse perché il lato commedia non ha molto da dire).

Non siamo in zona boiata, ma la visione del film è tranquillamente evitabile.

Murder mystery 2 (2023) – di Jeremy Garelick

Film a caso in pillole: Scream 6

CatturaImpresentabile.

Gente pluriaccoltellata che non muore; gente con la pistola in mano che non spara o manca un bersaglio a mezzo metro; trama inesistente; citazione continua di personaggi e fatti dei capitoli precedenti, manco fosse una saga patrimonio dell’umanità, studiata a scuola e mandata a memoria; assoluta assenza di pathos (impossibile giocare con l’identità dell’assassino, visto che ci si accusa continuamente a caso uno con l’altro); il museo clandestino costruito coi precedenti “cimeli” di assassini e vittime (addirittura i coltelli utilizzati per uccidere, come no, le forze dell’ordine anziché custodire le prove le avevano messe su ebay); assassini che vengono a loro volta assassinati; ultimo ma non ultimo, anzi primo, gli “attori”: inguardabili, vecchi e giovani.

L’assassino mascherato che indossa la maschera dell’urlo di Munch è di gran lunga il più espressivo. Non è una battuta. Mai visto un cast così scarso e brutto. Anche gli attori di contorno riescono a rovinare quel che ci sarebbe da salvare, tipo la scena iniziale, con l’assassino che ammazza la bonazza di turno, si toglie la maschera a favore di telecamera (questa è una grandissima trovata, per dare a Cesare quel che è di Cesare, non pensi mai stia per farlo davvero dopo pochi minuti) e va a casa a rilassarsi, con la sua felpa di “4 mosche di velluto grigio”. Una trovata che meritava una vittima perlomeno accettabile, mentre la moritura è improponibile (ma pure l’assassino senza maschera).

Nel complesso qualche bella pugnalata c’è, ma potrà mai durare due ore una roba del genere? Colpa nostra, sia chiaro, che ancora perdiamo tempo con Scream in omaggio a quel gioiellino che è il capostipite.

Scream 6 (2023) – di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

Film a caso in pillole: Il mucchio selvaggio

CatturaSeriamente? E’ questo uno dei più grandi western della storia?

I casi sono due: o non capiamo nulla di cinema (molto probabile) o la versione director’s cut che abbiamo visto è taroccata (molto meno probabile).

Tra l’inizio (buono, bella sparatoria) e la fine (discreto massacro), divisi da una durata irragionevole (oltre due ore), ci sono un sacco di chiacchiere e di scene poco avvincenti, che fanno perdere la voglia di seguire e di capire chi sta inseguendo chi e perché. Poca traccia lascia anche il cast (non una solo faccia che rimanga impressa), ma è proprio la vicenda della banda di rapinatori a lasciare perplessi (eufemismo).

Sarà forse sotto il profilo tecnico (sparatorie) che viene considerato un capolavoro, tenuto conto dei suoi 54 anni? Boh, per noi comunque il giudizio non cambia, con così poco di interessante da raccontare 145 minuti non sono una durata, ma cattiveria verso lo spettatore.

Inguardabile.

Il mucchio selvaggio (The wild bunch, 1969) – di Sam Peckinpah

Film a caso in pillole: Johnny – Una nuova vita

locandinaTroppo lungo e prevedibile, con la bontà che regna suprema in un mondo migliore.

Si incrociano le strade in un giovane prete malato terminale e di un giovane ex sbandato, costretto ai lavori sociali in un ospizio. Nessun sussulto, va tutto come deve andare e gli attori non sono un granché. Compitino fatto bene, ma senza qualità. Difficile commuoversi, non ci riescono nemmeno le immagini finali dei veri personaggi, da cui è tratta la vicenda.

Poi c’è anche il problema, non secondario, che il prete ricorda Danilo Sacco, ex cantante dei Nomadi. O forse il Commissario Montalbano. Comunque ricorda qualcun altro e non è facile rimanere concentrati ed empatici.

Johnny – Una nuova vita (Johnny, 2021) – di Daniel Jaroszek

Film a caso in pillole: Orlando

locandinaCi credereste? Stiamo per parlare bene di un film che fa venire il mal di mare a forza di usare il grandangolo e di avvicinare la telecamera al volto degli attori, con un protagonista (Michele Placido) che parla poco, quasi mai, e quando parla bofonchia e si mangia le parole (per esigenze di copione).

Eppure eccoci qui a dire che Orlando merita la visione.

Non dura poco e per nessuna ragione al mondo lo riguarderemmo, ma l’one man show di Placido – un contadino di una vecchiaia inaudita (diciamolo: è anche un po’ rimbambito il personaggio, non solo vecchio) che si ritrova catapultato a Bruxelles, alle prese con una nipotina che nemmeno sapeva di avere – è degno di nota.

Film di buoni sentimenti, ma non zuccheroso.

Orlando (2022) – di Daniele Vicari

Film a caso in pillole: Bussano alla porta

CatturaScavalchiamo a piedi pari il corposo sottotesto (vi basti sapere che la famiglia è caucasico-omogenitoriale e la figlia adottata è asiatica): non ce ne importa nulla.

“Bussano alla porta” lo valutiamo solo come un assurdo thriller soprannaturale: dura un’ora e mezzo, quante volte abbiamo guardato l’orologio per vedere quanto mancava alla fine? Mai. Ergo: promosso a pieni voti, il resto lo lasciamo ai critici.

Due sono gli aspetti particolarmente positivi: di fatto zero introduzioni/perdite di tempo (dieci minuti massimo e siamo già nel vivo della storia) e il modo creativo e antinoia con cui il regista utilizza la telecamera, con inquadrature non banali. Ottima anche l’atmosfera cupa, decisamente meno invece il fatto che il sangue non sia mai ostentato, in primo piano, altro indizio della presenza di un corposo sottotesto.

Quattro individui si presentano alla porta di una sperduta baia, abitata dalla famiglia politicamente corretta e inclusiva: sono davvero i quattro Cavalieri dell’Apocalisse? Davvero un componente della famiglia politicamente corretta e inclusiva deve morire, per impedire che il mondo scompaia?

Bravi regista e attori (incluso l’ex wrestler Batista), non era semplice rimanere alla larga dalla boiata colossale.

Bussano alla porta (Knock at the cabin, 2023) – di M. Night Shyamalan

Film a caso in pillole: Murder mystery

CatturaBene, perbacco.

Intrattenimento puro e di breve durata, una commedia dipinta di giallo con Adam Sandler e Jennifer Aniston in stato di grazia.

Lui è un agente di polizia che non ha il coraggio di dire alla moglie che non è un detective, lei è una parrucchiera con la passione per i libri gialli; nel corso di una vacanza in Europa (Como inclusa) si troveranno a fare i conti con un caso di omicidio.

Il film sta tutto nella vena ispirata di Sandler e Aniston, che viaggiano veloci e col pilota automatico su battute al massimo banalotte ma mai volgari; bravi loro, ma pure i doppiatori italiani.

Murder mystery (2019) – di Kyle Newacheck

Film a caso in pillole: Getaway

CatturaPuoi aspettarti chissà che e rimanere vagamente deluso. Oppure affrontare questo grande classico del cinema d’azione senza aspettative – è la cosa migliore – e constatare che i suoi 51 anni se li porta bene. Ovvio, certe scene e diversi uccisioni oggi verrebbero fatte con una tecnologia all’epoca sconosciuta, a tutto vantaggio dello spettatore, ma parte del fascino risiede proprio nel tocco vintage della regia.

Detto ciò, durasse qualcosa in meno (prima parte e scena dell’immondizia tagliabili, ad esempio) avrebbe solo da guadagnarne.

Rapina finisce male, Steve McQueen e consorte in fuga per tenersi il bottino. Siamo così lobotomizzati dal politicamente corretto che quando il protagonista tira un cazzotto a una donna che strilla, si esulta come a un gol.

Bravissima la consorte Ali MacGraw, a McQuenn cosa puoi dire? Prendere o lasciare. Pronti per la bestemmia? A noi in questo film non fa impazzire.

Getaway (The getaway, 1972) – di Sam Peckinpah

Film a caso in pillole: Ritrovarsi in Rye Lane

CatturaImpresentabile.

Quasi non c’è gusto a massacrarlo. Quasi.

Si conoscono, parlano dei loro ex, fanno cose sciocche, si salutano, si ritrovano e si mettono insieme, cosa peraltro intuibile 3 secondi dopo l’inizio del film, che se non altro dura poco.

Che uno dice: beh, tutto qui? Sì, tutto qui, anzi no. Gli attori recitano, si muovono e si atteggiano come i cantanti di hip hop nei loro video, una roba insostenibile, che smuove il sistema nervoso. Poi lasciamo stare alcuni personaggi di contorno, tipo l’ex migliore amico, una caricatura insopportabile. E dire che qualche felice intuizione ci sarebbe (lei che racconta un episodio e la scena viene rivissuta come fosse sul palcoscenico di un teatro, oppure la comparsata di Colin Firth con citazione di Love actually), ma stiamo parlando di troppo poco per arrivare anche solo a un 5 di stima.

Ritrovarsi in Rye Lane (Rye Lane, 2023) – di Raine Allen-Miller