L’unica cosa che spaventa è la fatica che si fa per guardarlo tutto, nonostante duri appena meno di una partita di calcio.
Ma del resto cosa si può pretendere da un mostro che si chiama Caramella, ha un uncino al posto di una mano, un impermeabile improbabile, e gira accompagnato dalle api? Che dire poi del fatto che per evocarlo bisogna dire cinque volte allo specchio il suo nome? E’ già tanto non scoppiare a ridere.
Attenzione però, questo è un horror d’essai. Lo si capisce sia dal fatto che non indugia sulle uccisioni (purtroppo), sia, soprattutto e purtroppo, dalle sottotracce di denuncia socio-razziale.
In tutta franchezza non sappiamo se esista qualcosa di peggio dell’horror d’essai, a parte i musical e i film d’animazione.
Candyman (2021) – di Nia DaCosta