Bene. Forse addirittura molto bene.
Quattro fratelli dopo secoli si ritrovano in occasione della morte del padre; in ballo c’è un’eredità che fa comodo a tutti e quattro, ma che farebbe ancora più comodo se non fosse divisa in quattro parti…
Il film segue le vicende personali dei fratelli – tutti nei guai per diversi motivi -, per poi riunirli in un finale vagamente e volutamente delirante ed eccessivo, che chiude il cerchio coi flashback sul padre cacciatore.
Azzeccato il cast (Pietro Sermonti e Paolo Pierobon su tutti), anche se a fare la differenza sono un regista ispirato (Marco Bocci, anche attore in un ruolo secondario) e l’utilizzo non convenzionale della colonna sonora.
Ora però non vorremmo esagerare, pare si stia parlando di un capolavoro. Per dirne due: la fiaba raccontata dalla voce fuori campo e i ripetuti richiami alla caccia – in entrambi i casi siamo in territorio metaforico/simbolico -, ovvero i due elementi immaginiamo più cari al regista… sono quelli dei quali faremmo a meno. Fare a meno della caccia sarebbe dura, visto il finale, fare a meno della fiaba invece si potrebbe. Amen.
Resta un film che parte piano ma ingrana quasi subito la quarta, e non fa rimpiangere il tempo che gli si dedica.
La caccia (2022) – di Marco Bocci