Ed eccoci alle prese con quello che viene considerato uno dei capolavori di fantascienza, Blade Runner.
Che si rivela essere una discreta rottura di scatole, vuoi per la penombra (qualcuno può accendere una luce, per cortesia?), vuoi per la linearità della storia raccontata, che è sì interessante nella premessa (Harrison Ford è un cacciatore di Replicanti, esseri umani artificiali ribelli) ma priva di sussulti e colpi di scena. La cosa migliore è la storia d’amore tra Ford e una Replicante, annacquata però da un ritmo complessivo troppo compassato.
Ovviamente c’è anche il famosissimo monologo di Rutger Hauer, il capo dei Replicanti Ribelli (“Ho visto cose che vuoi umani…”), ma non diciamo nulla di nuovo scrivendo che si tratta di un delirio, o se preferite una splendida supercazzola. Affascinante ma soporifera l’ambientazione, non solo buia ma perennemente piovosa.
Blade Runner in realtà ha un ampio “sommerso” (l’uomo che si sostituisce a Dio, il valore della libertà e bla bla bla), ma chissenefrega?
Blade Runner (1982) – di Ridley Scott