Passabile. Forse addirittura carino, con l’unico vero dubbio che riguarda il finale: guardabile o boiata?
Il film (horror) ha comunque il suo perché, sia per l’atmosfera cupa che per la musica classica “maledetta” che lo accompagna e che fa da traino alla vicenda, senza dimenticare la strizzatina d’occhio a The Ring (l’idea sostanzialmente è quella) e alla favola/leggenda del pifferaio magico. Insomma, il cocktail ha ingredienti di buona qualità.
Non è il massimo il cast (eccezion fatta per un allucinato e ispirato Julian Sands, direttore d’orchestra invasato), ma come sempre la durata contenuta giova alla causa.
La trama: c’è un’opera maledetta incompleta che forse sarebbe meglio non completare e non suonare. Ma ovviamente verrà completata e suonata, per fortuna dello spettatore.
The piper (2023) – di Erlingur Thoroddsen