Onesto e sorprendentemente guardabile (forse addirittura carino) film d’azione, con diversi punti a favore e uno solo a sfavore: la durata. Un’ora e tre quarti è decisamente eccessiva, soprattutto perché al film occorre circa un’ora per “decollare”; ergo avrebbe avuto solo da guadagnare sforbiciando un po’ la prima parte.
Missione militare o paramilitare di recupero in una foresta; non chiedeteci recupero di chi e da parte di chi perché non l’abbiamo capito, ma non ha importanza.
A dire il vero oltre alla durata c’è un’altra nota negativa, ovvero l’inespressività del protagonista, Liam Hemsworth, ma il film non ne risente più di tanto, visto che grazie al cielo è l’azione a essere in primo piano e non l’approfondimento personale/psicologico di questo o quel personaggio.
Bello lo scenario naturale e la fotografia, ma più ammaliante ancora è la mole imponente di Russel Crowe (non protagonista, lavora dal centro operativo): rimarresti a fissarlo per ore. Non banali diverse inquadrature durante i conflitti a fuoco; vincente la trovata, nel finale ad alta tensione, di giocare sul doppio tavolo della missione (Hemsworth nei guai) e della normalità (Crowe, che finito il turno sta facendo la spesa).
Land of bad (2024) – di William Eubank