Una resa dei conti che lascia quantomeno perplessi – sia per lo svolgimento che per la sede (piazza e paese deserto in pieno giorno?) – non riesce a rovinare un film che, per il resto, si può tranquillamente guardare.
Riccardo Scamarcio esce di galera e va a riprendersi il figlio piccolo, ma a quanto pare solo come copertura per i suoi affari e la suddetta resa dei conti, con chi l’aveva spedito in galera.
La cosa che più piace è che il padre insegna al figlio a delinquere e il regista non prende le distanze per giudicare, lasciando fare, senza condannare l’attrazione per il crimine del giovine; in epoca di politicamente corretto imperante, è una boccata d’ossigeno.
Bravi Scamarcio e il giovin attore.
Purtroppo però trattasi di film italiano col solito problema comune a tanti film italiani, che non si capisce mai se sia dovuto a dizione, doppiaggio, audio o chissà quale altra diavoleria. Soprattutto quando parla il ragazzino, non è semplice capire tutto.
Eh? Cosa hai detto? Puoi ripetere lentamente e scandire bene le parole?
Il ladro di giorni (2019) – di Guido Lombardi