Fatto bene, ma sostanzialmente improponibile. Perché sarà pure metafora-allegoria di altro, ma la pianta creata in laboratorio che col suo polline modifica il carattere delle persone… anche no, grazie. O meglio: chissenefrega?
Se si rimane davanti allo schermo per un’ora e quaranta minuti non è certo per la trama, ma per i colori, le luci, i suoni che fanno da colonna sonora, gli ambienti asettici, le ottime facce improbabili degli attori e le recitazioni volutamente “gelide”, insomma, se si rimane davanti allo schermo è per tutto ciò che riguarda la forma e la regia. E per quel minimo di curiosità legato alla direzione di un film che ha uno spunto da commedia ma è invece “serio”. Tradotto: andrà a parare verso la boiata o l’ennesima rivisitazione dell’Invasione degli Ultracorpi?
Little Joe (2019) – di Jessica Hausner