Tratto da una storia vera. E andiamo subito al punto, anzi, all’interrogativo che sorge spontaneo guardando il film e che accompagna tutta la visione: per quale motivo viene preso di mira dai terroristi, se non è stato lui a uccidere il bandito?
Milano, fine anni ‘70. Durante una rapina, un facoltoso gioiellere reagisce, permettendo a un collega di sparare al malvivente, che muore. Da qui si innesca la sete di vendetta dei Proletari Armati per il Comunismo. Ma per quale motivo l’obiettivo diventa chi ha reagito e non chi ha ucciso? Boh. Ok, chi ha reagito è ricco e in vista, vende gioielli pure in tv, ma, ripetiamo: non è stato lui a uccidere il malvivente. Forse non abbiamo capito una mazza, forse andava spiegato meglio.
Il film si guarda, nonostante la sigletta e la musichetta ricorrente da telefilm; il protagonista è molto caricaturale (classico milanese con inflessione e mito del lavoro), ma probabilmente così deve essere. Bella la fotografia “invecchiata”.
Ero in guerra ma non lo sapevo (2022) – Un film di Fabio Resinaro