Sicuramente un film “delirante” (accezione positiva), da vedere, altrettanto sicuramente un film troppo lungo (2 ore e 12 minuti), che potrebbe tranquillamente rinunciare a parecchi minuti di “introduzione”.
Occorre un po’ per sintonizzarsi sulle frequenze giuste, anche perché nella prima parte il film alterna scene “serie” (campo minato con tanto di intestino in bella vista) ad altre grottesco-surreali (la bimba-sirena servita a cena); ma una volta fatta la sintonizzazione, ci si può godere quel che resta.
Nella Napoli appena liberata dagli Alleati (seconda guerra mondiale) succede di tutto un po’: prostituzione in larga scala, bambini venduti per essere abusati, vendita a peso dei prigionieri tedeschi, esperimenti sui cani e via di questo passo, con qualche filosofeggiata qua e là su vinti e vincitori (non fastidiosa) e un compiacimento per certi versi spiazzante su aspetti pruriginosi e particolari truculenti, non necessari, ma sicuramente metafora-allegoria elevata di qualcosa di importante. Forse.
La pelle (1981) – di Liliana Cavani