E il bimbo che si trasforma magicamente in adulto. E l’adulto che si trasforma magicamente in bimbo. E il bimbo e l’adulto che magicamente si ritrovano l’uno nel corpo dell’altro. E la coppia che non vuole figli e una mattina si sveglia con la casa magicamente piena di figli. E tutte le varianti che ora stiamo dimenticando. Adesso i genitori che esprimono un desiderio e magicamente fanno ridiventare i loro figli (18enni) bambini. Anche basta.
La mancanza di originalità, ennesima variazione sul tema del cult “Da grande” con Renato Pozzetto, è comunque un falso problema: “La seconda chance” è impresentabile, a prescindere dal soggetto. Vuoi per i gli insegnamenti moraleggianti-rassicuranti (e alla fine ci vogliamo tutti benissimo evviva evviva evviva la famiglia come è bello volersi bene evviva evviva evviva), vuoi per una durata eccessiva (siamo oltre l’ora e mezzo, se vi pare poco per una commedia sentimentale piatta…), vuoi per una situazione incredibile anche per un film di fantasia (due 18enni tornano a essere bambini per diversi giorni…e basta dire che i 18enni sono ammalati per non farli cercare dagli amici? In epoca social? Seriamente?), vuoi per Max Giusti, che sorride continuamente con quel ghigno che non sai mai se è da padre di famiglia o da serial killer.
La seconda chance (2023) – di Umberto Riccioni Carteni