Il problema di questo film – che a cervello disattivato si può guardare senza troppi rimorsi a visione conclusa – è che propone diverse situazioni “sbilenche”, anche per un gangster-movie (Parigi a inizio ‘900) che non deve rendere conto alla realtà.
La vicenda: il fratello muore a causa di una gang; lei, una ragazzina, viene ingiustamente incolpata e quando esce di carcere, parecchi anni dopo, si mette sulle tracce della gang.
L’ambientazione è bella, gli attori abbastanza bravi, come detto il film si potrebbe complessivamente affrontare, non fosse per diverse cose che lasciano quantomeno perplessi, a cominciare dalla modalità della morte del fratello (diciamo che la situazione appare “gratuita”). Proseguiamo: quando lei torna dal carcere e si infiltra nella gang, per essere sicura di non essere riconosciuta, dice di essere stata negli Stati Uniti; ma quando più avanti parla un componente statunitense della gang, lei non capisce una parola, e lo dice pure, senza che nessuno se ne accorga. Proseguiamo ancora: che dire dell’omicidio del commissario in un cinema, durante la proiezione, senza che nessuno fermi o insegua l’assassina? E della gang che si fa fotografare, finisce sui giornali e semina il panico senza che mai nessuno intervenga? E dell’accoltellata che si “dimentica” di avere un coltello piantato nella pancia?
Ottimo il titolo “italiano”. Titolo originale: Apaches (ovvero il nome della gang). Titolo “italiano”: Gangs of Paris.
Perfetto.
Gangs of Paris (Apaches, 2023) – di Romain Quirot