In un futuro prossimo ipertecnologico i figli si possono fare in due modi, o in maniera tradizionale o…in un guscio a forma di uovo, progettandoli. Una coppia assortita (lui tecnologica, lui naturista) opta per l’uovo; finiranno per rivedere almeno in parte le rispettive posizioni.
Partiamo dal finale, da zero a zero senza tiri in porta, che è l’unica cosa che potrebbe risollevare le sorti del film e invece lo affossa definitivamente.
Quel che convince meno, a parte le smorfie dell’attrice che interpreta la moglie, è la scelta di un tono a metà strada fra il serio e il faceto, che se da una parte risparmia allo spettatore i pipponi etico moraleggianti su tutto ciò che una vicenda del genere sottende, dall’altro fatica a lasciare traccia, complice il già citato deludente finale (tutto qui?).
Inarrivabili i titolisti italiani. Titolo originale: Generazione guscio. Titolo italiano: Figli dell’intelligenza artificiale. Ok, è più bello il titolo italiano, ma non è un concorso di bellezza.
Figli dell’intelligenza artificiale (The pod generation, 2023) – di Sophie Barthes