Hardcore è un bel film, con due problemini, uno generico e l’altro specifico.
Il neo generico è legato a un finale sbrigativo, tipico dei film di qualche annetto fa (Hardcore è del 1979), tra gente che ha reazioni non troppo logiche e sparatorie in mezzo al traffico (a proposito: perché spara? A che titolo?).
Il neo specifico è rappresentato invece dall’investigatore privato, interpretato da Peter Boyle, il mostro ritardato di Frankenstein Junior; ogni volta che compare sullo schermo è impossibile non pensare a Gene Wilder, Marty Feldman e alle battute del capolavoro comico di Mel Brooks.
Ma Hardcore, dicevamo, è anche e soprattutto un bel film, con una regia solida, colori e facce giuste, soprattutto quella del protagonista George Scott, che in una discesa all’inferno si mette sulle tracce della figlia scomparsa…e riapparsa in un film porno.
Hardcore (1979) – di Paul Schrader