Film a caso in pillole: The miracle club

CatturaImproponibile.

Due vecchie, due meno vecchie e un bambino che non parla vanno in gita parrocchiale a Lourdes, con diverse motivazioni (ma volete che il bimbo, alla fine, non parli?); la trasferta si rivelerà occasione per sistemare vecchie ruggini e incomprensioni, tutte poco avvincenti, tra le due vecchie e una meno vecchia.

Dura meno di un’ora e mezzo che paiono almeno il triplo, tanto è snella la visione di un film che vorrebbe far sorridere e, immaginiamo, pure far riflettere e magari strappare addirittura una lacrimuccia, con qualche bella filosofeggiata spicciola in quel di Lourdes sul senso della vita e della fede.

Non si vede l’ora di arrivare ai titoli di coda.

The miracle club (2023) – di Thaddeus O’Sullivan

Film a caso in pillole: Sound of freedom – Il canto della libertà

CatturaQuando l’argomento è così delicato (rapimento bimbi a scopo sessuale), oltretutto basato su una storia vera, non è semplice tenerlo separato dal giudizio sul film. Ci proviamo: la vicenda non lascia certo indifferenti (bravissimi i bimbi-attori), ma il film non è un granché. Parte forte, con la prima operazione anti-pedofilia da una parte e il rapimento dei due fratellini dall’altra, ma perde ritmo e mordente con l’organizzazione e la realizzazione delle successive operazioni, che si concludono con una imbarazzante (per facilità) fuga nella foresta, di notte, tra criminali distratti o addormentati o senza mira.

Poi c’è il problema Jim Caviezel, che rimarrà per sempre il Gesù Cristo de “La passione” di Mel Gibson. Il biondo platinato della capigliatura tenta di distrarre lo spettatore, è una buona idea, ma non è facile continuare a guardare Gesù Cristo (anche se biondo) e rimanere concentrati sul film.

Sound of freedom – Il canto della libertà (2023) – di Alejandro Monteverde

Film a caso in pillole: Mostruosamente Villaggio

CatturaCosì così, forse per le aspettative troppo alte, forse per l’attesa, che rimane inappagata, di rivelazioni e dietro le quinte su Fantozzi (ma in effetti questi è un documentario su Paolo Villaggio, non sul suo personaggio cinematografico), forse per l’assenza totale di chicche su quel capolavoro che è “Fracchia la belva umana”.

Il quadro è comunque interessante, può essere che parte della mini delusione sia per la netta distinzione che emerge tra l’uomo e l’attore, perché alla fin fine vorresti che Ugo Fantozzi esistesse sul serio. Insomma, “Mostruosamente Villaggio” si guarda ma, per un motivo che non sapremmo definire di preciso, lascia in dote la sensazione di operazione non del tutto riuscita, perlomeno per chi è fan di Villaggio e non è digiuno di notizie e racconti su di lui.

Mostruosamente Villaggio (2024) – di Valeria Parisi

Film a caso in pillole: Lubo

Cattura160 minuti, impossibile non partire, purtroppo, da qui. Se preferite due ore e quaranta. Un crimine contro lo spettatore.

La storia è bella, il film è ben fatto, il protagonista è bravo e il regista ha uno sguardo non banale sul proprio personaggio principale, ma… 160 minuti? Davvero non si poteva tagliare? Noi ce l’abbiamo fatta a vederlo tutto, ma ovviamente solo a puntate.

Vigilia della seconda guerra mondiale. Con la scusa del richiamo alle armi, gli portano via i figli e gli ammazzano la moglie. Lui, un nomade, non esita a delinquere per tentare di ritrovare i figli.

Il protagonista è un antieroe, prima vittima di un crimine ma poi criminale a sua volta, eppure il regista lo tratta “bene” e il fatto che sia un film di denuncia (contro la pulizia etnica) c’entra solo in parte, c’è la volontà di mettere in crisi il giudizio dello spettatore con l’empatia (missione riuscita). Anche il binario narrativo è “strano”, la vicenda a un certo punto pare dimenticarsi della ricerca dei figli per concentrarsi sui nuovi affetti. Tutti elementi positivi, intendiamoci, assieme all’attore protagonista Franz Rogowski, la versione più giovane e tedesca di Joaquin Phoenix, costretto tra l’altro a recitare buona parte del film in italiano.

Lubo (2023) – di Giorgio Diritti

Film a caso in pillole: Ricky Stanicky – L’amico immaginario

CatturaGratuitamente volgarotto.

Tre amici da anni utilizzano la scusa di un amico inesistente per allontanarsi di tanto in tanto dalle famiglie e spassarsela per qualche giorno; quando l’incontro dell’amico inesistente con le famiglie non è più rimandabile, i tre decidono di ingaggiare un attore fuori di testa.

Qualche situazione divertente c’è, ma nel contesto di una comicità cafona che insiste sulle allusioni sessuali. Parlando di attori, malissimo i tre amici: due passano senza lasciare traccia, il terzo, il più conosciuto (Zac Efron), è sciolto come una statua di marmo, con l’espressione perennemente dispiaciuta (forse di essere in questo film?). A fare un figurone (si fa per dire) è l’attore fuori di testa, il wrestler John Cena, che al netto di diverse battute evitabilissime, sembra l’unico al suo posto e riesce a far sorridere coi suoi spettacolini da imitatore.

Poi c’è il problema della lunghezza: potrà mai durare un’ora e tre quarti una roba del genere?

Ricky Stanicky – L’amico immaginario (Ricky Stanicky, 2024) – di Peter Farrelly

Film a caso in pillole: La chimera

CatturaDifficilmente affrontabile.

Però come al solito non badate a noi, è un filmissimo che ha ricevuto premi e altri ne riceverà, alto, culturale, addirittura con richiami ai cori delle tragedie greche (giusto?).

Storia di un tombarolo con poteri soprannaturali, che “sente” i sepolcri (e già qui…), in un territorio in cui come ti muovi trovi una tomba etrusca non ancora scoperta (e di nuovo: già qui…). Il tombarolo magico, appena uscito di galera, deve vedersela con la sua banda e pure i tormenti d’amore.

Bravo l’introverso protagonista, solo a tratti interessante una vicenda che impiega un tot a farsi capire (almeno per chi non  ama leggere dettagliatamente la trama prima della visione) e oltretutto non dura poco, sfondando il muro due ore. Apprezzabili le incursioni nel poetico-soprannaturale. Certo è, però, che il pullulare di tombe non ancora scoperte e il rabdomante dei sepolcri non sono facili da digerire e da accettare.

La chimera (2023) – di Alice Rohrwacher

Film a caso in pillole: Non aprite quella porta

CatturaBene, anzi benissimo, perbacco.

Horror puro, senza fronzoli e sottotesti intellettualoidi: un gruppo di ragazzi, in viaggio in pulmino verso un concerto, raccoglie un’autostoppista in stato confusionale…e inizia il delirio. Sangue, uccisioni, mutilazioni, schifezze varie: non manca nulla. A tratti esaltante. Anche se a “incantare”, più che l’aspetto truculento, è l’atmosfera che si respira dal primo all’ultimo fotogramma, un mix di sudore, sporcizia e malattia mentale.

Solo un paio di appunti: il maniaco con la motosega si dimentica della ferita alla gamba e la tizia più resistente, nel finale, pare avere il dono del teletrasporto. Ma sono due nei, nel quadro generale (ematico) abbastanza perdonabili.

Più che un remake, una rivisitazione dell’omonimo cult del 1974. Invariato il titolo, indecente sia nella versione statunitense (Il massacro texano della motosega) che in quella italiana (Non aprite quella porta).

Non aprite quella porta (The Texas chainsaw massacre, 2003) – di Marcus Nispel

Film a caso in pillole: Un conto da regolare

CatturaForse non del tutto impresentabile, ma perlomeno fiacco.

Improponibili sono invece le facce che fa Nicolas Cage nel finale, con la scusa di un’insonnia invalidante, una patologia della quale peraltro solo ogni tanto ci si ricorda nel film. Non è l’unica stranezza a dire il vero; in tal senso possiamo annoverare anche una sparatoria davanti a un ospizio, senza alcun intervento/reazione da parte del personale (tutti scomparsi), un pacco di banconote a disposizione di Cage che pare non calare mai nonostante le ingenti spese, e i ripetuti riferimenti all’anzianità dello stesso Cage, che all’epoca di questo film aveva però “solo” 55 anni, oltretutto abbassati dal trucco.

La trama: esce di galera e va a cercare chi ce l’aveva spedito, per vendicarsi.

C’è una bella trovata, che arriva dopo un’ora e un quarto e che riguarda il figlio. Ma è troppo poco per consigliare la visione di questo film.

Un conto da regolare (A score to settle, 2019) – di Shawn Ku

Film a caso in pillole: The warrior – The iron claw

CatturaFilm non brutto ma non semplice da “accettare”, tali e tante sono le sfighe che capitano che si stenta a credere sia la vera storia (o quasi) di una famiglia di lottatori di wrestling. Fosse frutto della fantasia, scriveremmo di una sceneggiatura “esagerata”.

La famiglia (patriarcale) è talmente strana, nelle sue dinamiche e nei suoi equilibri instabili, da risultare interessante anche per chi non è interessato minimamente al mondo del wrestling. Qui però bisogna aprire una parentesi: la predeterminazione del risultato nello sport-intrattenimento viene spiegata senza vergogna quasi a inizio film. Benissimo. Possibile poi gli incontri vengano affrontati (da chi li combatte) e vissuti (dal padre-padrone) come non fossero predeterminati? E’ un corto circuito…

Incredibile la trasformazione muscolare del protagonista Zac Efron, un incrocio tra Hulk (nel fisico) e Antonio Conte (in faccia).

Al netto di tutto ciò, il film si può guardare (magari a puntate, visto che dura più di due ore), ha una sua epica sportivo-famigliare fatta bene.

The warrior – The iron claw (The iron claw, 2023) – di Sean Durkin  

Film a caso in pillole: L’appuntamento

CatturaNon troppo riuscito.

A un “convegno” per single si trovano di fronte ex cecchino (guerra Balcani) e donna colpita da una sua pallottola.

L’argomento è tosto, forte, ma inserito in un contesto grottesco (il “convegno” per single è piuttosto trash); che sia una scelta voluta o no, un contrasto cercato, poco importa, va comunque a discapito della storia e del tema trattato. Così come il ballo sfrenato della vittima o il giochino con le mani da bimbi nel finale, che sicuramente avranno il loro significato simbolico ma lasciano un po’ così. Un po’ molto così.

Trattasi comunque di cinema indipendente d’autore, quindi solo parzialmente accessibile. Bruttino forte il film da un punto di vista estestico, peggio ancora però il titolo italiano (L’appuntamento”). Titolo originale: L’uomo più felice del mondo.

L’appuntamento (Najsreḱniot čovek na svetot, 2022) – di  Teona Strugar Mitevska

Film a caso in pillole: La guerra dei nonni

CatturaChe si fa, ci accontentiamo? Massì, una tantum possiamo farlo, non è a una commedia come questa, famigliare (due nonni in conflitto per “conquistare” i tre nipotini), che si può chiedere politicamente scorretto o chissà che.

Il film si guarda, evita le parolacce e le cafonate, ogni tanto scivola un po’ troppo in basso (i nomi dei nonni, Tom e Gerri no, dai… Oppure la rianimazione dell’amica immaginaria no, dai…) e non riesce ad evitare qualche momento “filosofico” troppo serio, ma intrattiene e, a tratti, diverte.

Sempre più bravo Max Tortora con la sua comicità nevrotica, anche se a dettare tempi e battute è il veterano Vincenzo Salemme. E la prova che è proprio lui a trascinare il gruppo, è che riesce a far risaltare pure il medianaccio Herbert Ballerina.

La guerra dei nonni (2023) – di Gianluca Ansanelli  

Film a caso in pillole: The hill

CatturaTroppo lungo (due maledette ore) e senza regista e attori in grado di trasferire sullo schermo pathos.

Storia di un giovane invalido (patologia degenerativa) alle prese col sogno di diventare un giocatore professionista di baseball, col rischio, affrontando le selezioni decisive, di finire su una sedia a rotelle. Se non abbiamo capito male.

Il protagonista è trasparente, non lascia traccia, le scene sportive sono ordinarie, le vicende famigliari (il padre è un predicatore iper religioso) appesantiscono e rallentano la vicenda, il doppiatore del commentatore tv fa venire sonno. Insomma, per farla breve il film non “gira”.

Bruttino forte.

Nei panni del predicatore uno spaventosamente anziano Dennis Quaid, alla millesima presenza in un film statunitense a carattere sportivo.

The hill (2023) – di Jeff Celentano  

Film a caso in pillole: Night swim

CatturaQuanti film horror (sedicenti) del genere dovremo ancora vedere, prima che venga fatta una legge che obblighi gli horror (non sedicenti) a far morire qualcuno nel primo quarto d’ora e a sanguinare dall’inizio alla fine?

“Night swim” è impresentabile, però in effetti la piscina maledetta mancava, se ne ne sentiva la necessità. Non muore nessuno, se non nel finale (ma tecnicamente si tratta di una scomparsa) e il massimo del sangue è per un frammento di vetro in una mano.

Inutile proseguire, non abbiamo altro da aggiungere, anche se sarebbe carino sapere come pensano di giustificare la scomparsa dell’ultimo secondo alle autorità e, soprattutto, come mai nessuno abbia mai interrato la piscina maledetta negli anni precedenti.

Night swim (2024) – di Bryce McGuire

Film a caso in pillole: Limbo

CatturaIl film racconta poco, ma lo fa bene, sfruttando un bianco e nero fenomenale che riempie gli occhi, complice un paesaggio desolato e lunare che crea assuefazione. Insomma, è furbo cinema d’autore, che accontenta la vista, sperando che lo spettatore perdoni lentezza e sofferenza dei dialoghi.

Un poliziotto tossico (bravo il protagonista) indaga su un caso di omicidio irrisolto, avvenuto vent’anni prima; troverà modo di vincere la diffidenza iniziale della scarsa popolazione locale.

Diversi passaggi in tutta onestà non li abbiamo capiti, ma non avevamo speranza trattandosi di cinema d’autore, e in ogni caso chissenefrega: la fotografia è ipnotica.

Poi lasciate stare che se fosse stato a colori questo film l’avremmo massacrato per assenza di accadimenti di rilievo e per un’indagine stanca, è un altro discorso.

Limbo (2023) – di Ivan Sen

Film a caso in pillole: La zona d’interesse

CatturaL’emozione è doppia. Uno: cielo, un bel film. Due: una volta tanto l’Oscar (in questo caso al film straniero) non l’hanno assegnato a caso, “Zona d’interesse” lo merita tutto.

Parlare di olocausto al cinema è una giocata facile e spesso ruffiana, l’argomento si presta al pugno allo stomaco, ma è proprio qui che “Zona d’interesse” spariglia il mazzo di carte: non mostra una sola scena di violenza, gioca “pulito”, lavorando sulla sottrazione, ma riuscendo ugualmente a provocare sgomento e indignazione.

La banalità del male passa attraverso la tranquilla vita del comandante di Auschwitz e della sua famiglia, che abitano in una lussuosa villa attaccata al campo di sterminio: sanno tutto, il regista non lascia dubbi, ma vivono la situazione con estrema naturalezza, come si trattasse di un impiego come un altro. In sottofondo, ogni tanto, urla e spari, mentre camere a gas e camini lavorano a getto continuo.

Freddi, pettinatissimi e azzeccatissimi gli attori, quasi sempre inquadrati a debita distanza.

Apertura e chiusura con schermo nero e musica inquietante. E’ un bel film, nemmeno lungo, che non se ne va, nemmeno quando finisce.

La zona d’interesse (The zone of Interest, 2023) – di Jonathan Glazer

Film a caso in pillole: Spaceman

CatturaInaffrontabile.

Un astronauta in missione solitaria a un certo punto inizia a parlare con un ragno gigante, che si materializza nell’astronave, rivisitando così diversi accadimenti della propria esistenza.

Ora: chiaro che il ragno sia metafora di qualcosa che solo chi capisce di cinema potrà spiegarci, ma il fatto è che rimanere seri vedendo per 100 minuti, oltretutto “lenti”, un astronauta (un poco convincente Adam Sandler) che parla con un ragnone è impossibile.  Quando poi si abbracciano… scusate, non dovremmo… ma si ride alla grandissima.

Inafferrabile il finale per noi spettatori comuni, ma non avevamo speranze vista la strada intrapresa dal film, di cinema (di fantascienza) d’autore.

Spaceman (2024) – di Johan Renck

Film a caso in pillole: Peter Von Kant

CatturaGuardabilissimo, grazie anche e soprattutto a una durata inebriante (80 minuti e tutti a casa). Può essere che più che di piacere della visione si tratti di scampato pericolo – il film ha tutto per essere di una pesantezza devastante (ambiente unico, pochi personaggi, solo dialoghi e zero azione) – ma poco importa, la sostanza non cambia: il prodotto è affrontabile.

Storia d’amore turbolenta tra un capriccioso regista e un giovane attore appena scoperto. Le scene isteriche (e ciò che viene detto) sono la parte migliore.

Bravissimo il protagonista (Denis Menochet, già visto da qualche parte), scarsino il giovane attore, “mitico” l’assistente del regista (Stefan Crepon chi?, con baffo alla Freddie Mercury), che non parla mai e al quale viene riservato l’onore di smontare il finale buonista.

Peter Von Kant (2022) – di François Ozon

Film a caso in pillole: Mea culpa

CatturaImpresentabilmente inguardabile.

Un cast sconcertante per un sedicente thriller erotico, “condito” da una colonna sonora soporifera e da un paio di personaggi improponibili.

L’avvocata (un’attrice scarsina forte) si fa carico di un presunto omicida, un play boy (con quella faccia?), interpretato da un tizio tutto espressioni “maledette”, che poco ci manchi ammicchi direttamente alla telecamera.

Del play boy abbiamo già detto, è un personaggio monodimensionale improbabile, un filosofo del rimorchio che non si vedeva dai tempi d’oro dei fotoromanzi. Ma c’è di peggio: la suocera dell’avvocata, una megera che comanda a bacchetta tutti quanti, come nemmeno l’Al Capone  all’apice del “successo” era in grado di fare.

Tutto molto imbarazzante, incluso il fatto che il film solo dopo circa un’ora e mezzo di amplessi e pettorali in bella vista, si ricorda che ci sarebbero un processo da affrontare e una verità su cui indagare. E qui dall’impresentabile  e improponibile si passa direttamente al delirante, inaugurato dal ritrovamento casuale della vittima e sublimato da una congiura famigliare che… No, dai basta, non possiamo essere ancora qui a parlare di ‘sta roba…

Mea culpa (2024) – di Tyler Perry

Film a caso in pillole: The boys in the boat

CatturaI problemi sono essenzialmente due: dura due ore e parla di canottaggio, una combinazione potenzialmente micidiale.

In realtà il film si può guardare senza troppo sforzo, è ben diretto (da George Clooney, sì proprio quel George Clooney), ha un bravissimo protagonista (Joel Edgerton, una faccia da serial killer esaltante) e non eccede in americanate, cui solitamente si prestano i film statunitensi a carattere sportivo.

Di contro vanno segnalati un cast di contorno non eccezionale (vogatori anonimi) e un paio di passaggi da buonismo imperante e vagamente nauseabondo (il vice coach che non tradisce il coach anche se la pensa all’opposto, l’allenatore avversario che contribuisce ai costi per la trasferta, dopo essere stato battuto), nel complesso comunque di un prodotto presentabile, penalizzato in partenza dallo sport di nicchia di cui racconta.

E’ la storia di un equipaggio universitario di canottaggio che da squadra di riserva…riesce a conquistarsi un posto alle Olimpiadi, dove sfiderà tra gli altri l’equipaggio tedesco al cospetto di uno degli Adolf Hitler meno somiglianti all’originale mai visti al cinema.

The boys in the boat (2023) – di George Clooney

Film a caso in pillole: Upgraded – Amore, arte e bugie

CatturaPerdibile, ma volendo guardabile a metà.

Commedia romantica degli equivoci: la parte romantica nello sviluppo è di una banalità sconcertante (si incontrano, si perdono, si ritrovano), l’equivoco legato a una bugia è invece carino (lei si finge direttrice di una galleria d’arte, in realtà è l’ultima delle assistenti), unica minima fonte di interesse assieme alla vera capa, una spietata Marisa Tomei.

Non particolarmente sciolti i due giovani protagonisti: carina lei, bruttarello lui.

Dobbiamo comunque rendere conto di una sensazione diffusa: può essere che questo film per qualche motivo ricordi “Il diavolo veste Prada”; il problema è che “Il diavolo veste Prada” l’abbiamo visto un secolo fa, non lo ricordiamo minimamente, quindi rimaniamo giusto sulla sensazione.

Affascinante la rivisitazione italiana di un titolo che una volta tanto si poteva tranquillamente lasciare in lingua originale (Upgraded), ma che si è ritenuto opportuno rivisitare completamente in un delirante “Amore, arte e bugie”.

Upgraded – Amore, arte e bugie (Upgraded, 2024) – di Carlson Young