Film a caso in pillole: Non ci resta che vincere

locandinaSi potrà mai parlare male di un film che racconta le gesta di una squadra di basket di disabili mentali? Beh, sì, almeno un po’ è giusto dirne male, se il film in questione è troppo lungo e qualitativamente è quel che è.

Ottima la prima parte, col contrasto fra l’allenatore professionista e professionale – suo malgrado costretto a occuparsi di una squadra di disabili – e i ragazzi, che con le loro domande e i loro gesti rituali sarebbero in grado di far sbarellare anche un santo. Poi però il film aggiunge la non necessaria storia d’amore dell’allenatore (chissenefrega), perde ritmo con qualche situazione personale degli atleti e si congeda con una interminabile partita finale che, oltre a essere troppo lunga, smaschera ufficialmente i problemi di un’atmosfera registica da film fatto in casa, che a dire il vero si respira fin dall’inizio e che riesce sì a far sorridere senza essere superficiale, ma non a far scendere una lacrimuccia. Cosa che invece, immaginiamo, sarebbe nelle intenzioni.

Splendida l’esultanza finale dei ragazzi. Ma su una scena si fa fatica a passare sopra: i ragazzi sono su un mezzo pubblico, galvanizzati da una vittoria fanno casino. Gli altri passeggeri li apostrofano pesantemente, invocano mezzi speciali per disabili, il conducente arriva addirittura a fermare il mezzo e a dargli dei “mongoloidi” in faccia. Ok, la scena è fatta per indignare, ma non scherziamo, non esageriamo; per una roba del genere te la prendi coi ragazzi e li offendi pure pubblicamente?

Inaccettabile il titolo italiano (Non ci resta che vincere), che oltre a non c’entrare nulla con l’oiriginale (Campeones) travisa pure il messaggio finale.

Non ci resta che vincere (Campeones, 2018) – di Javier Fesser

 

 

Film a caso in pillole: Non ci resta che vincereultima modifica: 2023-03-25T08:24:17+01:00da alexbartoli
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