Si potrà mai parlare male, in epoca di politicamente corretto, di un film su una coppia gay, oltretutto pluripremiato e pluricandidato in vari festival del cinema?
Sì, certo che si può.
Non si vede l’ora di vederlo finire, non foss’altro per una lentezza assassina.
Si conoscono, si piacciono, fanno all’amore, fanno le fusa, parlano di omosessualità, amore e di rapporto coi genitori; in particolare il protagonista, rimasto orfano in giovane età e privato anzitempo del rapporto con papà e mamma.
Probabilmente la trovata piaciuta tanto agli espertoni di cinema è proprio quella legata ai genitori; il protagonista li “vede” e ci parla, da coetaneo, lui con la sua età e loro con l’età che avevano quando sono morti. Bella trovata, non c’è che dire, che però “brucia” la sorpresa del finale e non basta ad attenuare la pesantezza complessiva. Sono 102 minuti di film poetico che non riguarderemmo per alcuna ragione al mondo, nonostante una bella colonna sonora.
Pessimo il titolo italiano, che riduce l’originale “Tutti noi estranei” a “Estranei”.
Estranei (All of us strangers, 2023) – di Andrew Haigh