Idea carina, non nuova (si tratta di uno dei tanti figliocci di “Saw-L’enigmista”), ma realizzazione rivedibile.
Squid Game non è interessato a mostrare smembramenti, mutilazioni e atrocità varie, purtroppo, punta molto più in alto: è un trattato psico-socio-gastro-civico-etico-filosofico sulla bassezza umana.
Ci si sfida a giochi mortali per soldi, i reclutati sono disperati, non solo obbligati a rimanere, e ben presto scoprono di essere peggiori di quel che sembrano. Ovvio, in condizione di stress estremo e di “mors tua vita mea”. Gli organizzatori, nascosti da maschere, danno un tocco di coreografia suggestiva.
Le puntate sono 9, come grosso modo le ore complessive della serie, i giochi mortali proposti appena 6 (molti dei quali forse volutamente ridicoli, l’ultimo invece lo capiscono solo gli sceneggiatori), i preparativi sembrano non terminare mai e regalano perle letterarie da consegnare all’immortalità, tipo: “Scelgo di essere il primo a giocare perché non sono mai stato protagonista della mia vita”. Si muore molto, ma senza poesia sadica, in tutta fretta, anche perché oltre ai giochi succede altro. La regia è scolastica, alcuni personaggi irreali (vedi ad esempio ingenuo pakistano).
Ma arriviamo al punto: gli attori. Insopportabile il protagonista, un Buono Assoluto (quasi), che recita in maniera inaccettabile per 8 puntate, salvo poi ricordarsi di essere un attore nell’ultima puntata. Va detto che è in buona, anzi in cattiva compagnia: la donna compiacente o l’anziano malato ad esempio non sono da meno, in quanto a recitazioni discutibili. Per par condicio bisogna anche dire che qualcuno bravo c’è, come il boss, il laureato o il poliziotto infiltrato.
Conclusione: idea sprecata. Con più sangue, meno filosofia, e soprattutto attori e registi di spessore, avrebbe potuto essere un’ottima serie. Chissà che non ci scappi un remake occidentale, perché diciamolo, lasciando da parte il politicamente corretto: non è semplice per spettatori occidentali abituarsi ai canoni estetico-artistici orientali.
Squid Game (serie tv, 9 puntate, 2021) – di Hwang Dong-hyuk