Impresentabile.
La prima scena dell’eclissi, autoriale, e la musichetta nostalgica (del Dario Argento che fu), sono una mera illusione, che presto lascia spazio a una girandola di non-sensi, nel contesto di una storia fiacca e recitata malaccio (ad essere buoni). Un paio di particolari truculenti ci sono, ma il sangue è poco e mal distribuito; il killer di prostitute che si accanisce contro un’escort dura a morire non spaventa e non appassiona.
Piuttosto lascia diversi interrogativi sospesi nel vuoto. Tipo: possibile il killer se ne strafreghi di girare con un furgone nemmeno poco appariscente? Basta il cambio di colore a rendere tutti rimbambiti? Possibile un poliziotto si pari davanti al furgone, riesca a sparare senza centrare il conducente e in più rimanga in mezzo alla strada per farsi investire meglio? Possibile la protagonista vada a mangiare una pizza, in un locale pubblico, con un ragazzino scappato da un orfanotrofio, rischiando la denuncia di rapimento su due piedi? Che dire del medico che, subito dopo aver annunciato alla protagonista la perdita della vista, la saluta con un “A rivederla”? Che dire della scena delle bisce d’acqua che saltano al collo? E del finale in cui il kiiller, di fronte al pericolo, ha la stessa mobilità di un manichino?
Ci teniamo a precisare che non abbiamo preso appunti e che il film dura poco. Pensate se avessimo avuto un taccuino di fianco…
Occhiali neri (2022) – di Dario Argento