Santa Dea della Lentezza, santissima Dea delle Perdite di Tempo…
Urgono due leggi. La prima, per la quale ci battiamo inutilmente da tempo: impedire ai film, di qualsiasi genere, di durare più di una partita di calcio, senza recupero, salvo comprovate necessità artistiche. La seconda, nuova: se sei un film horror, ogni quarto d’ora deve esserci un decesso, un assassinio, uno smembramento, uno scuoiamento, qualcosa di truculento, insomma.
“Twin” è lento nella prima parte (e parliamo di più di un’ora), dove perde tempo; è lento nella seconda parte, quando finalmente qualcosa succede e dopo un’ora e mezzo arriva un presunto colpo di scena facilmente indovinabile (già visto in altro/i film simile/i); è lento pure dopo il sedicente colpo di scena, tanto da rendere i titoli di coda un traguardo da festeggiare.
Marito e moglie si trasferiscono dopo aver perso uno dei due gemelli. Non si sa chi sia più strano, se la madre o il gemello reduce.
Nota a margine: ma un attore-bimbo più bellino e bravino per interpretare il gemello reduce non c’era?
Immotivata l’aggiunta italiana (“L’altro volto del male”) al titolo originale (“Il gemello”).
The twin – L’altro volto del male (2022) – di Taneli Mustonen