Un vecchio poliziotto, vedovo, costruisce una casa e si occupa della nipotina. Altro non sapremmo dirvi, sono 100 minuti di sofferenza che iniziano con 5 minuti di nebbia e inquadratura fissa su una casa in costruzione.
Inaffrontabile.
Ma il film in realtà è bellissimo, siamo noi che non l’abbiamo capito, e per informazioni potete rivolgervi direttamente al Film Festival di Torino, che nel 2019 l’ha premiato come miglior opera della rassegna. Bene così.
La cosa fastidiosa, incomprensibile (per noi), è che il film quando vuole parla chiaro anche a noi ignoranti (vedi confronto con l’amante della moglie nel pre finale), salvo poi ricominciare con le sue inquadrature di oggetti inanimati o di attori che guardano in camera.
Storditi da tanta cultura anche i titolisti italiani, che hanno tradotto il titolo originale (Un giorno bianco bianco) a caso (Segreti nella nebbia).
A White white day – Segreti nella nebbia (2019) – di Hlynur Pálmason