Se il cinema è emozione, raggiunta con qualsiasi mezzo, allora non ci sono dubbi: gran film. Perché è impossibile rimanere impassibili al cospetto di un professore super obeso e buono come il pane (e omosessuale, così pure il politicamente corretto è a posto), alle prese con gravi problemi di salute e una figlia insopportabile. Ma proprio qui risiede l’enigma: è bello il film o magnetico il personaggio? Ma soprattutto: ha importanza? Ok, non gioca pulitissimo, puntando sul voyerismo di una disabilità, ma ti prende e ti porta con sè. Fine della discussione.
Quando sullo schermo compare Brendan Fraser imbottito è impossibile non provare quel misto di tenerezza e morbosità, la stessa che impedisce di cambiare canale quando facendo zapping capiti su Vite al Limite. Ma che sia un bel film, da vedere, lo certifica il fatto che non abbia nemmeno ricevuto la candidatura all’Oscar (incredibile), finito invece a quello schifo di…boh, nemmeno riusciamo a ricordare il titolo.
Rivedibile il finale: non ricorda un po’ troppo quello di The wrestler, che tra l’altro è dello stesso regista?
The whale (2022) – di Darren Aronofsky