Impresentabilmente inguardabile.
Un cast sconcertante per un sedicente thriller erotico, “condito” da una colonna sonora soporifera e da un paio di personaggi improponibili.
L’avvocata (un’attrice scarsina forte) si fa carico di un presunto omicida, un play boy (con quella faccia?), interpretato da un tizio tutto espressioni “maledette”, che poco ci manchi ammicchi direttamente alla telecamera.
Del play boy abbiamo già detto, è un personaggio monodimensionale improbabile, un filosofo del rimorchio che non si vedeva dai tempi d’oro dei fotoromanzi. Ma c’è di peggio: la suocera dell’avvocata, una megera che comanda a bacchetta tutti quanti, come nemmeno l’Al Capone all’apice del “successo” era in grado di fare.
Tutto molto imbarazzante, incluso il fatto che il film solo dopo circa un’ora e mezzo di amplessi e pettorali in bella vista, si ricorda che ci sarebbero un processo da affrontare e una verità su cui indagare. E qui dall’impresentabile e improponibile si passa direttamente al delirante, inaugurato dal ritrovamento casuale della vittima e sublimato da una congiura famigliare che… No, dai basta, non possiamo essere ancora qui a parlare di ‘sta roba…
Mea culpa (2024) – di Tyler Perry