Inguardabile.
Non bastasse il canovaccio di un horror già stravisto in mille varianti, privo di scene voltastomaco, irragionevolmente lungo (più di una partita di calcio), tocca pure sorbirsi la parte impegnata, relativa all’inclusione di una comunità che fatica a integrarsi e all’amicizia, che vince tutto.
Terribile.
C’è un demone in un barattolo di marmellata che a un certo punto esce fuori e fa danni. Brucia le anime, impiega un po’ ad ammazzare fisicamente. Ma allora non si capisce perché un ragazzino lo ammazzi punto e basta. Vabbé, come al solito ci saremo distratti.
Mitica la scena in cui la protagonista, col padre messo male (pare abbastanza morto) e la madre a terra agonizzante, li abbandona, senza nemmeno chiamare i soccorsi, per precipitarsi a salvare l’amica. Che tra l’altro potrebbe essere già morta da giorni. Spettacolo.
Scarsino il cast, pochi dubbi su quale sia la cosa migliore del film: il manifesto.
It lives inside (2023) – di Bishal Dutta