Ben confezionato, ma non necessario.
Bene l’atmosfera cupa, bene la fotografia lugubre, benissimo la durata contenuta, passabili gli attori, discreti i demoni per quel poco che si vedono, carina l’ultimissima scena, insomma, qualità estetica sopra la media dei film di genere, ma siamo al cospetto dell’ennesimo horror che non ha nulla di nuovo da raccontare e nulla di truculento da mostrare.
C’è un’entità maligna che…boh, fa il suo mestiere, l’entità maligna. Il film purtroppo nella prima parte perde tempo col ritorno a casa del figlio per scroccare la casa al padre, machissenefrega? Poi c’è anche tutta una menata su un ciondolo e un rituale, ma non siamo stati attentissimi vista l’assenza di scuoiamenti e smembramenti.
Urgono due leggi. La prima, nota, per tutti i tipi di film: divieto di durata superiore a una partita di calcio, salvo comprovate necessità artistiche. La seconda, specifica per gli horror: o hai qualcosa di nuovo da dire o sanguini dal primo all’ultimo minuto.
The offering (2023) – di Oliver Park