Film a caso in pillole: Limbo

CatturaIl film racconta poco, ma lo fa bene, sfruttando un bianco e nero fenomenale che riempie gli occhi, complice un paesaggio desolato e lunare che crea assuefazione. Insomma, è furbo cinema d’autore, che accontenta la vista, sperando che lo spettatore perdoni lentezza e sofferenza dei dialoghi.

Un poliziotto tossico (bravo il protagonista) indaga su un caso di omicidio irrisolto, avvenuto vent’anni prima; troverà modo di vincere la diffidenza iniziale della scarsa popolazione locale.

Diversi passaggi in tutta onestà non li abbiamo capiti, ma non avevamo speranza trattandosi di cinema d’autore, e in ogni caso chissenefrega: la fotografia è ipnotica.

Poi lasciate stare che se fosse stato a colori questo film l’avremmo massacrato per assenza di accadimenti di rilievo e per un’indagine stanca, è un altro discorso.

Limbo (2023) – di Ivan Sen

Film a caso in pillole: La zona d’interesse

CatturaL’emozione è doppia. Uno: cielo, un bel film. Due: una volta tanto l’Oscar (in questo caso al film straniero) non l’hanno assegnato a caso, “Zona d’interesse” lo merita tutto.

Parlare di olocausto al cinema è una giocata facile e spesso ruffiana, l’argomento si presta al pugno allo stomaco, ma è proprio qui che “Zona d’interesse” spariglia il mazzo di carte: non mostra una sola scena di violenza, gioca “pulito”, lavorando sulla sottrazione, ma riuscendo ugualmente a provocare sgomento e indignazione.

La banalità del male passa attraverso la tranquilla vita del comandante di Auschwitz e della sua famiglia, che abitano in una lussuosa villa attaccata al campo di sterminio: sanno tutto, il regista non lascia dubbi, ma vivono la situazione con estrema naturalezza, come si trattasse di un impiego come un altro. In sottofondo, ogni tanto, urla e spari, mentre camere a gas e camini lavorano a getto continuo.

Freddi, pettinatissimi e azzeccatissimi gli attori, quasi sempre inquadrati a debita distanza.

Apertura e chiusura con schermo nero e musica inquietante. E’ un bel film, nemmeno lungo, che non se ne va, nemmeno quando finisce.

La zona d’interesse (The zone of Interest, 2023) – di Jonathan Glazer

Film a caso in pillole: Spaceman

CatturaInaffrontabile.

Un astronauta in missione solitaria a un certo punto inizia a parlare con un ragno gigante, che si materializza nell’astronave, rivisitando così diversi accadimenti della propria esistenza.

Ora: chiaro che il ragno sia metafora di qualcosa che solo chi capisce di cinema potrà spiegarci, ma il fatto è che rimanere seri vedendo per 100 minuti, oltretutto “lenti”, un astronauta (un poco convincente Adam Sandler) che parla con un ragnone è impossibile.  Quando poi si abbracciano… scusate, non dovremmo… ma si ride alla grandissima.

Inafferrabile il finale per noi spettatori comuni, ma non avevamo speranze vista la strada intrapresa dal film, di cinema (di fantascienza) d’autore.

Spaceman (2024) – di Johan Renck

Film a caso in pillole: Peter Von Kant

CatturaGuardabilissimo, grazie anche e soprattutto a una durata inebriante (80 minuti e tutti a casa). Può essere che più che di piacere della visione si tratti di scampato pericolo – il film ha tutto per essere di una pesantezza devastante (ambiente unico, pochi personaggi, solo dialoghi e zero azione) – ma poco importa, la sostanza non cambia: il prodotto è affrontabile.

Storia d’amore turbolenta tra un capriccioso regista e un giovane attore appena scoperto. Le scene isteriche (e ciò che viene detto) sono la parte migliore.

Bravissimo il protagonista (Denis Menochet, già visto da qualche parte), scarsino il giovane attore, “mitico” l’assistente del regista (Stefan Crepon chi?, con baffo alla Freddie Mercury), che non parla mai e al quale viene riservato l’onore di smontare il finale buonista.

Peter Von Kant (2022) – di François Ozon

Film a caso in pillole: Mea culpa

CatturaImpresentabilmente inguardabile.

Un cast sconcertante per un sedicente thriller erotico, “condito” da una colonna sonora soporifera e da un paio di personaggi improponibili.

L’avvocata (un’attrice scarsina forte) si fa carico di un presunto omicida, un play boy (con quella faccia?), interpretato da un tizio tutto espressioni “maledette”, che poco ci manchi ammicchi direttamente alla telecamera.

Del play boy abbiamo già detto, è un personaggio monodimensionale improbabile, un filosofo del rimorchio che non si vedeva dai tempi d’oro dei fotoromanzi. Ma c’è di peggio: la suocera dell’avvocata, una megera che comanda a bacchetta tutti quanti, come nemmeno l’Al Capone  all’apice del “successo” era in grado di fare.

Tutto molto imbarazzante, incluso il fatto che il film solo dopo circa un’ora e mezzo di amplessi e pettorali in bella vista, si ricorda che ci sarebbero un processo da affrontare e una verità su cui indagare. E qui dall’impresentabile  e improponibile si passa direttamente al delirante, inaugurato dal ritrovamento casuale della vittima e sublimato da una congiura famigliare che… No, dai basta, non possiamo essere ancora qui a parlare di ‘sta roba…

Mea culpa (2024) – di Tyler Perry

Film a caso in pillole: The boys in the boat

CatturaI problemi sono essenzialmente due: dura due ore e parla di canottaggio, una combinazione potenzialmente micidiale.

In realtà il film si può guardare senza troppo sforzo, è ben diretto (da George Clooney, sì proprio quel George Clooney), ha un bravissimo protagonista (Joel Edgerton, una faccia da serial killer esaltante) e non eccede in americanate, cui solitamente si prestano i film statunitensi a carattere sportivo.

Di contro vanno segnalati un cast di contorno non eccezionale (vogatori anonimi) e un paio di passaggi da buonismo imperante e vagamente nauseabondo (il vice coach che non tradisce il coach anche se la pensa all’opposto, l’allenatore avversario che contribuisce ai costi per la trasferta, dopo essere stato battuto), nel complesso comunque di un prodotto presentabile, penalizzato in partenza dallo sport di nicchia di cui racconta.

E’ la storia di un equipaggio universitario di canottaggio che da squadra di riserva…riesce a conquistarsi un posto alle Olimpiadi, dove sfiderà tra gli altri l’equipaggio tedesco al cospetto di uno degli Adolf Hitler meno somiglianti all’originale mai visti al cinema.

The boys in the boat (2023) – di George Clooney

Film a caso in pillole: Upgraded – Amore, arte e bugie

CatturaPerdibile, ma volendo guardabile a metà.

Commedia romantica degli equivoci: la parte romantica nello sviluppo è di una banalità sconcertante (si incontrano, si perdono, si ritrovano), l’equivoco legato a una bugia è invece carino (lei si finge direttrice di una galleria d’arte, in realtà è l’ultima delle assistenti), unica minima fonte di interesse assieme alla vera capa, una spietata Marisa Tomei.

Non particolarmente sciolti i due giovani protagonisti: carina lei, bruttarello lui.

Dobbiamo comunque rendere conto di una sensazione diffusa: può essere che questo film per qualche motivo ricordi “Il diavolo veste Prada”; il problema è che “Il diavolo veste Prada” l’abbiamo visto un secolo fa, non lo ricordiamo minimamente, quindi rimaniamo giusto sulla sensazione.

Affascinante la rivisitazione italiana di un titolo che una volta tanto si poteva tranquillamente lasciare in lingua originale (Upgraded), ma che si è ritenuto opportuno rivisitare completamente in un delirante “Amore, arte e bugie”.

Upgraded – Amore, arte e bugie (Upgraded, 2024) – di Carlson Young

Film a caso in pillole: Uccidimi, tesoro!

CatturaImpresentabile.

Due tizi, marito e moglie, vincono un’ingente somma e iniziano a progettarsi di farsi fuori l’un l’altro. In realtà non è così, sono solo sospetti instillati dai rispettivi migliori amici. Comunque tranquilli, alla fine perderanno i soldi ma scopriranno di essere innamoratissimi. Quindi evviva evviva l’amore ci vogliamo tutti benissimo e staremo insieme per sempre e ci daremo tantissimi bacini forever in the world. E scusate se vi diciamo come va a finire, ma almeno vi regaliamo un’ora e mezza di vita in cui fare altro, che non guardare questo film.

Atmosfera da telefilm di Serie B, attori da Serie C, sceneggiatura da Serie D. Classico bel filmettino, necessario, grazie.

Uccidimi, tesoro! (Zabij mnie, kochanie, 2024) – di Filip Zylber

Film a caso in pillole: The book of Clarence

CatturaNon del tutto riuscito ma guardabile, apprezzabile per originalità ma fastidiosamente indeciso sul registro narrativo. Insomma, “Book of Clarence” è tante cose; di sicuro è una grandissima perdita di tempo nei primi tre quarti d’ora, da zero a zero, considerato soprattutto che la durata complessiva sfora le due ore (cosa costava tagliarlo?). Solo allo scoccare del 45esimo minuto, o giù di lì, al protagonista, un balordo, viene l’idea di spacciarsi per un Messia per sfuggire ai debiti e conquistare una donna.

Siamo all’epoca di Gesù e degli apostoli (tutti neri di carnagione, inclusa Maria), già a rischio arresto; il nuovo e sedicente Messia per convenienza, il Clarence del titolo, oltretutto ateo, troverà modo di riscattarsi umanamente e di fare del bene.

Come detto il film ha cose buone e altre meno, convince solo a tratti (all’inizio pare una commediola pura, senza spessore) e lascia in sospeso parecchie domande, non solo sulla successione degli eventi, ma anche, come detto, sull’indecisione del registro narrativo scelto (non mancano filosofeggiate e citazioni dei Vangeli).

Ottimo James MacAvoy nel ruolo di Ponzio Pilato, splendida la trovata del ritratto di un Messia bianco, nonostante il colore nero della pelle imperante.

Si può guardare? Sì, magari saltando i primi tre quarti d’ora. Quantomeno la curiosità dell’esperimento la merita tutta.

The book of Clarence (2023) – di Jeymes Samuel

Film a caso in pillole: Pursuit – La caccia

CatturaInguardabile.

Attori scarsi ed esteticamente inadatti, sovrastati da John Cusack, che non è mai stato un grande attore, tutt’altro, e ha sempre l’aria allucinata di chi viene svegliato alle tre di mattina con una secchiata d’acqua gelida in faccia, ma qui con poche scene e un ruolo secondario pare Marlon Brando dei tempi d’oro.

Scene d’azioni goffe, esplosioni maldestramente rifatte al computer e, soprattutto, una storia confusionaria e da totale chissenefrega: gli rapiscono la moglie (perchè?) e lui, un hacker dal grilletto facile, inizia ad ammazzare gente. Boh. Più o meno una roba del genere, bravo chi riesce ad aver voglia di capirla.

Tornando a parlare di attori: impresentabili sia l’hacker, che gioca a fare il figo disturbato con gli sguardi da piacione maledetto, che il poliziotto biondo, uno che con quella faccia può fare tutto nella vita, tranne il poliziotto in un film.

Pursuit – La caccia (Pursuit, 2022) – di Brian Skiba

 

Film a caso in pillole: Il fuoco del peccato

CatturaImproponibile.

All’inizio è sopportabile, tutto già stravisto ma fatto benino (due amanti progettano l’assassinio del marito ricco e cattivo); certo, il fatto che Diane Kruger si faccia dare di flauto traverso dal bruttarello Ray Nicholson (chi?) è una telefonata con prefisso al sedicente colpo di scena (lei è davvero innamoratissima o ha un piano? Chissà chissà…), ma va bene, fin qui si può guardare senza patire le pene dell’inferno.

I problemi, per lo spettatore, iniziano con la messa in atto del crimine (vagamente delirante) e soprattutto con la resa dei conti fra polizia e assassino, freddato perché colpevole di avere un telefonino in tasca (ragazzi, qui si ride alla grande, e non si dovrebbe).

Ottima la versione italiana del titolo. Titolo originale: All’improvviso. Titolo italiano: Il fuoco del peccato.

Il fuoco del peccato (Out of the blue, 2022) – di Neil LaBute

Film a caso in pillole: Operation Napoleon

CatturaImpresentabile, con l’aggravante di un finale aperto a un seguito. Per carità, non facciamo scherzi.

Attori bruttini e scarsini al servizio di una storia che dovrebbe finire dopo pochi minuti, se solo i cattivi non dessero prova di scarsa mira; purtroppo la storia prosegue, e nemmeno per poco.

Si cerca il contenuto di un aereo nazista precipitato su un ghiacciaio e riemerso a causa dell’innalzamento del riscaldamento globale.

Degli attori abbiamo già detto, l’azione fa venire sonno, scene spettacolari non ce ne sono e, più in generale, non si riesce a trovare il minimo interesse per portare a termine la visione. Che infatti si rivela durissima, accompagnata dalla mazzata del finale aperto. Intendiamoci: non che faccia grande differenza l’effettiva realizzazione del seguito. Per noi basta  così, comunque.

Operation Napoleon (2023) – di Óskar Thór Axelsson

Film a caso in pillole: Il segreto del bosco vecchio

CatturaInaffrontabile.

Due ore lente e a tratti soporifere di una favola per adulti, con la curiosità rappresentata da Paolo Villaggio alle prese con un ruolo serio, quello di un colonnello in pensione che eredita un bosco magico. Ingeneroso il confronto col racconto di scolastica memoria di Dino Buzzati, che ne esce stravincitore; ma forse l’errore sta proprio qui: il racconto di Buzzati, con la sua magia, è tutto fuorché cinematografico.

Restano, anche su schermo, i messaggi di cui la vicenda è intrisa (ma non chiedeteci quali, non siamo sicuri di averli colti). Però sia chiaro, non perdete tempo a guardare il film: meglio il libro, che è anche breve.

Il segreto del bosco vecchio (1993) – di Ermanno Olmi

Film a caso in pillole: Manodrome

CatturaFilm senza capo né coda, che non si capisce bene cosa (e come) voglia raccontare, e che solo a tratti si lascia seguire grazie alla presenza del serafico-depresso Adrien Brody (capo della setta) e dell’inquieto Jesse Eisenberg.

Un tizio non troppo a posto e con la fidanzata incinta si avvicina a una pseudo setta misogina, che poi non fa nulla di che, a parte delirare e marchiare a fuoco con un simbolo; senza nemmeno bisogno di un lavaggio del cervello a un certo punto il tizio non troppo a posto rompe gli indugi e si rivela non del tutto a posto.

Boh.

Probabilmente c’è tutto un discorso legato alla mancanza della figura paterna, machissenefrega.

Manodrome (2022) – di John Trengove

Film a caso in pillole: Dalle ceneri

CatturaImpresentabile.

Dopo circa mezz’ora scoppia finalmente un incendio in una scuola, e ci scappa il morto. Segue un’indagine soporifera, come la prima mezz’ora, per accertare la verità.

Terribili attori e recitazioni, grandi assenti tensione e pathos, colpo di grazia il pippone morale della ragazzina sul calar della visione. Ci fermiamo qui per non sparare sulla Croce Rossa e per non rischiare l’incidente diplomatico con il Paese di produzione (Arabia Saudita).

Dalle ceneri (From the ashes, 2024) – di Khalid Fahad

Film a caso in pillole: Land of bad

CatturaOnesto e sorprendentemente guardabile (forse addirittura carino) film d’azione, con diversi punti a favore e uno solo a sfavore: la durata. Un’ora e tre quarti è decisamente eccessiva, soprattutto perché al film occorre circa un’ora per “decollare”; ergo avrebbe avuto solo da guadagnare sforbiciando un po’ la prima parte.

Missione militare o paramilitare di recupero in una foresta; non chiedeteci recupero di chi e da parte di chi perché non l’abbiamo capito, ma non ha importanza.

A dire il vero oltre alla durata c’è un’altra nota negativa, ovvero l’inespressività del protagonista, Liam Hemsworth, ma il film non ne risente più di tanto, visto che grazie al cielo è l’azione a essere in primo piano e non l’approfondimento personale/psicologico di questo o quel personaggio.

Bello lo scenario naturale e la fotografia, ma più ammaliante ancora è la mole imponente di Russel Crowe (non protagonista, lavora dal centro operativo): rimarresti a fissarlo per ore. Non banali diverse inquadrature durante i conflitti a fuoco; vincente la trovata, nel finale ad alta tensione, di giocare sul doppio tavolo della missione (Hemsworth nei guai) e della normalità (Crowe, che finito il turno sta facendo la spesa).

Land of bad (2024) – di William Eubank

Film a caso in pillole: Anatomia di una caduta

Cattura“Anatomia di una caduta” – un film con un titolo orribile che pare alludere alla caduta di un regime e un abominio di durata (2 ore e 28 minuti, mortacci sua) – è un capolavoro. Lo dicono premi e nomination a valanga che ha ricevuto e che riceverà ancora.

Quindi, per quanto ci riguarda, può esserci una sola spiegazione: abbiamo visto un altro “Anatomia di una caduta”. Che è sì carino, ma non ha nulla che possa giustificare la glorificazione. Occorrono un’ora e mezzo e un flashback (un litigio marito-moglie) perché le cose si facciano interessanti, ma la tensione è costantemente pro forma. Più dramma che thriller, peccato.

E’ caduto, si è suicidato o l’ha buttato giù la moglie? La moglie, imputata, si difende in tribunale; il figlio 11enne, ipovedente, a un certo punto vuole dire la sua, forse addirittura contro la madre. E qui, nell’attesa, si raggiunge il massimo del pathos, ben lungi comunque da ciò che sarebbe lecito attendersi.

Niente di che il cast, ovviamente pure lui oggetto di premiazioni varie.

Sulla locandina c’è scritto “Un capolavoro che toglie il fiato”. Dai su, non esageriamo. Più in là di carino (ma esageratamente lungo e poco coinvolgente) non possiamo proprio andare. Tra l’incomprensibile e l’imbarazzante l’esperimento col cane e le aspirine, e la “requisitoria” del figlio 11enne in tribunale, roba che manco il Tenente Colombo col quoziente intellettivo di Albert Einstein.

Anatomia di una caduta (Anatomie d’une chute, 2023) – di Justine Triet

Film a caso in pillole: Abisso-The abyss

CatturaImpresentabile.

Una città rischia di sprofondare, intanto la protagonista, esperta di città che sprofondano o una materia simile, si trova a metà fra ex marito e nuovo stantuffatore.

Il film è a basso costo, non ha mezzi per proporre scene spettacolari di devastazioni o smembramenti in primo piano; non bastasse, gli attori sono scarsini forte, bisogna attendere più di un’ora perché la città inizi a sprofondare (ma niente di che, comunque), la vicenda sentimentale della protagonista frega niente a nessuno (idem la ricerca del figlio della protagonista, caduto in un crepaccio) e, ultimo ma non ultimo, non esiste che una roba del genere duri più di una partita di calcio.

Come faccia poi il figlio caduto in un crepaccio, su una montagna, a ricomparire sotto il pavimento di un edificio non è dato sapersi; ma in questo caso specifico ci prendiamo la colpa, sicuramente ci siamo distratti.

Abisso (The abyss, 2023) – di Richard Holm

Film a caso in pillole: Povere creature!

Cattura2Premi, riconoscimenti e una decina di candidature agli Oscar (solo??!!) per un film che si arriva a non sopportare sia per la durata sfiancante (136 minuti) sia per una storia grottesca, con velleità metaforico-filosofiche, che non riesce a fare il salto di qualità.

Visto quanto capiamo di cinema “Povere creature!” vincerà sicuramente l’Oscar 2024 come miglior film, ma del resto dopo aver regalato la statuetta un anno fa all’inguardabile e irritante “Everything everywhere all at once” è tutto valido, l’asticella si è abbassata ad altezza terreno.

Uno scienziato pazzo resuscita una suicida, impiantandole il cervello del bimbo che porta in grembo; per la resuscita è quindi tutto nuovo, deve imparare a camminare, parlare, deve scoprire il mondo. Quando si arriva al sesso, il film ci si butta a capofitto (da ninfomane a prostituta), perché tanto può anche fare il figo e puntare alto coi richiami a Frankenstein e ai gradi dilemmi morali, ma al fascino della messa in scena del torbido è difficile resistere.

Bravissima la protagonista Emma Stone, che quindi non vincerà l’Oscar come migliore attrice.

Povere creature! (Poor things, 2023) – di Yorgos Lanthimos