Il film racconta poco, ma lo fa bene, sfruttando un bianco e nero fenomenale che riempie gli occhi, complice un paesaggio desolato e lunare che crea assuefazione. Insomma, è furbo cinema d’autore, che accontenta la vista, sperando che lo spettatore perdoni lentezza e sofferenza dei dialoghi.
Un poliziotto tossico (bravo il protagonista) indaga su un caso di omicidio irrisolto, avvenuto vent’anni prima; troverà modo di vincere la diffidenza iniziale della scarsa popolazione locale.
Diversi passaggi in tutta onestà non li abbiamo capiti, ma non avevamo speranza trattandosi di cinema d’autore, e in ogni caso chissenefrega: la fotografia è ipnotica.
Poi lasciate stare che se fosse stato a colori questo film l’avremmo massacrato per assenza di accadimenti di rilievo e per un’indagine stanca, è un altro discorso.
Limbo (2023) – di Ivan Sen